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Il body shaming ed i suoi effetti psicologici sulla persona

Si sente sempre più spesso parlare di Body Shaming, ma che cosa significa? Letteralmente significa “giudicare le forme del corpo delle persone”, criticandole e offendendole, in particolare attraverso il web ed i, ormai tanto utilizzati, social network.

L’oggetto della critica può essere di qualsiasi caratteristica fisica che non soddisfa la persona che offende e deride, perché non in linea con l’idea dei suoi canoni estetici e di gradimento personale: il peso, l’altezza, la peluria, l’acne, la presenza di tatuaggi o piercing, ma anche il colore ed il taglio dei capelli, il vestito indossato o le foto in costume, il trucco, e molto altro ancora.

Non c’è un’età precisa e non esiste una peculiarità specifica, il body shaming riguarda qualsiasi aspetto che non coincide con l’immagine sociale condivisa. Infatti sono moltissime le persone che vengono prese di mira: da quelle molto magre a quelle con dei chili di troppo, persone di bassa statura o quelle troppo alte, persone con difetti fisici evidenti (come chi porta un apparecchio ortodontico), etc. Non vi è un target specifico per la derisione.

Inutile dire che si tratta di una tendenza inaccettabile, che va monitorata con estrema attenzione e combattuta. Anche perché gli effetti di una continua umiliazione e derisione del corpo, spesso amplificata appunto dai social network, possono generare effetti complessi all’equilibrio psicofisico della persona che ne è vittima.

body shaming

Quanto incide la società e i social network sul body shaming

Per svariati anni attraverso gli schermi televisivi e le sale cinematografiche è stata divulgata l’idea per la quale un individuo potesse essere giudicato sulla base del proprio corpo, così come lo stereotipo della forma fisica “perfetta” divulgata dal mondo della moda e dalle riviste.

Il prototipo di bellezza che è stato divulgato in questi modi per anni ha spinto, e spinge tuttora, i più giovani ad imitare questi modelli, credendo che siano i soli corretti.

Al giorno d’oggi non si fa altro che contribuire alla diffusione di immagini di corpi perfetti e statuari, sembra diventata una regola. Così come la tendenza nell’era tecnologica a sentenziare e criticare gli altri per il proprio aspetto fisico (peso, altezza, taglia, abbigliamento).

La bellezza fisica è ritenuta sinonimo di popolarità. Si tende quindi ormai a copiare l’immagine più popolare, più bella, quella che ottiene più “like”, perché ritenuta “quella giusta”. E molte sono le persone che non solo seguono ed imitano questi modelli nella speranza di diventare esattamente come loro, ma seguono anche qualsiasi loro suggerimento riguardante l’abbigliamento, l’alimentazione e lo sport. Molti senza considerare che ciascuno di noi è diverso, soprattutto per quanto riguarda gli ultimi due fattori: ogni organismo reagisce a suo modo, la dieta e l’attività fisica che va bene per una persona può non essere altrettanto efficace per un’altra. In questi casi è meglio seguire un piano alimentare ed un’attività fisica personalizzate, con l’aiuto di un dietologo o nutrizionista e persone qualificate nell’ambito sportivo.

Quando, però, il proprio fisico non rispecchia i canoni di bellezza del mondo social e/o non si riesce a cambiare sino a tal punto, che cosa accade? Il rischio è quello di guardarsi allo specchio e notare sempre più difetti in quel corpo “imperfetto”, le persone più fragili potrebbero cadere in stati di ansia, di stress e di vergogna. Senza considerare altri aspetti, fra i quali l’autostima, che verrebbe meno, la propria insoddisfazione corporea ed il rischio di diventare una vittima sui social.

Infatti gli esperti, tra gli effetti più incisivi, hanno riscontrato nelle vittime di body shaming: bassa autostima, sintomatologia depressiva, rabbia, autolesionismo, sentimenti profondi di vergogna e disturbi dell’alimentazione.

Apparire sembra essere ormai la cosa più importante. Il non essere accettati dalla società, il non avere consensi ed il non essere popolari contribuisce ad alimentare le insicurezze. E in quest’epoca l’era digitale sembra, in un certo senso, correre in aiuto, basti pensare alla paura della non approvazione, che spinge a ritoccare e a photoshoppare se stessi nelle foto (aggiungere filtri, gonfiare le labbra, rimuovere le rughe del viso, allungare i capelli, e molto altro).

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Come combattere il body shaming?

Alla luce di queste considerazioni, è fondamentale porre l’attenzione sul crescente fenomeno del body shaming, tenendo a mente l’effetto che questo potrebbe provocare sul benessere psicofisico delle persone, soprattutto su bambini e adolescenti.

Gli esperti spiegano che chi è vittima di body shaming non deve rimanere inerme e subire gli attacchi, bensì deve avere il coraggio di denunciare recandosi presso le autorità e contribuire così nel fermare questa lotta. Il denunciato, in base alla condotta tenuta, potrebbe rispondere di reato di diffamazione. Anche perché, si ricorda, che nei casi più gravi di body shaming potrebbe integrarsi un’ipotesi di istigazione o di aiuto al suicidio (art. 580 del codice penale).

Diversi personaggi famosi ne sono stati vittime, soprattutto le donne e quasi sempre per le loro forme, ricordiamo ad esempio Vanessa Incontrada, Emma Marrone, Adele, Beyoncè. E vi sono casi in cui le celebrità che ne sono state vittime hanno iniziato delle vere e proprie battaglie per combattere tale fenomeno. Ma vi è anche chi non ne è stato vittima ma si ugualmente schierato per sfatare il mito del “corpo perfetto”, come Chiara Ferragni (“Normalize Human Bodies”, estate 2020).

Conclusioni

Il body shaming, anche se praticato attraverso i social media, se viene spinto oltre certi limiti può essere considerato un reato, perché può sfociare in atti di bullismo e cyberbullismo che si concretizzano nell’atto di criticare, deridere ed umiliare le persone unicamente per come appaiono.

È fondamentale non sottovalutare il problema, il body shaming grava fortemente sull’autostima delle persone, incide sull’aumento degli stati d’ansia e può portare a profondi stati di vergogna e a soffrire di depressione e di disturbi alimentari, che se degenerano rischiano di spingere la vittima persino al suicidio.

Ogni persona è unica ed irripetibile, bisogna quindi avere rispetto della diversità e delle caratteristiche fisiche individuali di ciascuno. Una buona società si dovrebbe basare sul rispetto dell’altro e non vi dovrebbero essere discriminazioni di alcun genere.

Valeria Glaray

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Valeria Glaray

Laureata in Servizio Sociale ed iscritta alla sezione B dell’Albo degli Assistenti Sociali della Regione Piemonte. Ha un particolare interesse per gli argomenti relativi alla psicologia motivazionale e per le pratiche terapeutiche di medicina complementare ed alternativa. Amante degli animali e della natura.

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