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Il buon umore dipende anche da quel che mangiamo: ecco perché…

Ritrovare il sorriso mangiando gli alimenti giusti. Molti studi dimostrano che il cibo non servirebbe solo per gratificare il palato, ma giocherebbe un ruolo fondamentale anche nel determinare il nostro stato d’animo e le nostre emozioni. La cucina del buonumore in realtà è un concentrato di sane abitudini alimentari legate proprio alla nostra tradizione culinaria, quella mediterranea che rispetta la stagionalità degli alimenti e la varietà della dieta, includendo tutti gli alimenti. A spiegarci il perché è il professor Pier Luigi Rossi, specialista in Scienze dell’Alimentazione, che ci recente a Milano ha tenuto un incontro parlando di “alimentazione consapevole e biochimica della gioia”, organizzato da Aboca per diffondere una cultura ed un’educazione alimentare.

“La felicità, la gioia ma anche la tristezza nascono da quello che mangiamo e non solo da condizionamenti psicologici o affettivi“, spiega il professore che ribadisce come il protagonista di questi condizionamenti sia un “organo” sconosciuto ai più, ma non meno importante che si trova nell’intestino: il microbiota, un ecosistema batterico composto da oltre 1000 specie batteriche diverse e oltre 100 miliardi di batteri e microrganismi.

“Ogni volta che mangiamo, modifichiamo il microbiota del nostro intestino – prosegue Rossi -. I miliardi di batteri del microbiota si nutrono del nostro stesso cibo e se abbiamo un’alimentazione scorretta avremo un microbiota aggressivo, responsabile della produzione di liposaccaride che potrebbe portare a disturbi, patologie funzionali e decadimenti cognitivi ma anche depressione, tristezza, tono dell’umore negativo apatia. Sono scenari scientifici nuovi che vanno divulgati affinché le persone possano avere le conoscenze giuste per assicurarsi salute fisica e psichica”.

Il professor Rossi ci tiene a ribadire che non esistono cibi “buoni o cattivi” e tutto dipende da come si mettono insieme e da come vengono assorbiti dal nostro organismo. Come dire, che non si possa ragionare in termini di unicità: il cibo è relazione con altri cibi, è una miscela che stimola in un modo olistico l’organismo, ci sono relazioni incredibili tra intestino e cervello. Per questo motivo, diventa importante l’educazione alimentare: bisogna conoscere il proprio corpo e l’intestino per cambiare le abitudini alimentari errate. La prima prevenzione va fatta a tavola, tutti i santi giorni: “l’atto alimentare è espressione di qualcosa che va oltre il semplice calcolo delle calorie giornaliere – conclude Rossi -. E’ sempre più diffusa la consapevolezza che attraverso il semplice gesto del mangiare noi creiamo il nostro corpo e c’è la consapevolezza che una buona salute passa dall’alimentazione”.

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Piero Abrate

Giornalista professionista dal 1990, in passato ha lavorato per quasi 20 anni nelle redazioni di Stampa Sera e La Stampa, dirigendo successivamente un mensile nazionale di auto e il quotidiano locale Torino Sera. È stato docente di giornalismo all’Università popolare di Torino.

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