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Iran, alle proteste democratiche il regime reagisce con la violenza

TEHERAN. Con un drammatico bilancio di più di 300 uccisi, 4000 feriti e 10.000 arresti proseguono gli scontri fra milizie e popolo in Iran.
La rivolta si è stesa in 171 città. Proseguono le proteste nelle città iraniane, centinaia di manifestanti sono stati uccisi dalle forze di sicurezza del regime iraniano e migliaia sono stati feriti. In una conferenza stampa sull’Iran “Rupert Colville” il portavoce dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha espresso la preoccupazione della commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite per le persone uccise in Iran. “Siamo profondamente preoccupati per la violazione delle norme e degli standard internazionali sull’uso della forza, incluso uso di munizioni militari, contro i manifestanti in Iran durante le proteste iniziate venerdì e che proseguono tutt’ora. Siamo particolarmente preoccupati l’uso di munizioni militari che abbia causato un numero significativo di morti in tutto il paese “, ha detto Colville nel briefing della stampa aggiungendo: “I media iraniani e diverse altre fonti suggeriscono che dozzine di persone potrebbero essere state
uccise e molte persone ferite durante le proteste in almeno otto diverse province, con oltre 1.000 manifestanti arrestati.

Complessivamente, secondo quanto riferito, sono state organizzate proteste in 40 o più città in tutto il paese, ma ancora una volta i dettagli sono stati difficili da verificare a causa della chiusura di Internet alla fine di sabato “, “Poiché l’Iran è uno Stato parte del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici, chiediamo alle autorità iraniane di rispettare il diritto alla libertà di espressione e il diritto all’assemblea pacifica e all’associazione, come stabilito nel Patto, che è un trattato internazionale vincolante “. Sale a 143 il numero delle vittime nelle proteste in Iran in corso dal 15 novembre, secondo Amnesty International, che lancia un appello affinché la comunità internazionale denunci il “deliberato uso letale della forza da parte delle forze di sicurezza iraniane”. Lo si legge in un comunicato di Amnesty International. “Stando a segnalazioni credibili ricevute dall’organizzazione, le persone rimaste uccise sono 143. Le morti risultano quasi tutte causate da armi da fuoco. E’ stato riferito che un uomo è morto dopo aver inalato gas lacrimogeni, un altro dopo essere stato picchiato.  Amnesty International crede che il bilancio delle vittime sia più alto e continua ad indagare”, si legge nel comunicato. “La reazione cauta della comunità internazionale alle uccisioni di manifestanti è sfortunatamente inadeguata. Condanno queste uccisioni nei termini più forti possibili. E’ un ingiustificato uso della forza per schiacciare il dissenso”, ha sottolineato Philip Luther, responsabili del Medio Oriente e Nord Africa.

La leader dell’opposizione iraniana Maryam Rajavi ha invitato il popolo iraniano a sollevarsi in rivolta contro il regime dei mullah. In un messaggio alla nazione iraniana, la signora Rajavi ha affermato che è “dovere patriottico” di tutti gli iraniani sostenere le proteste in corso, i giovani ribelli e le Unità di Resistenza del principale gruppo di opposizione, Organizzazione dei Mojahedin del Popolo dell’Iran (OMPI) , noto anche come Mujahedin-e-Khalq (MEK). Le Unità di Resistenza del MEK stanno organizzando proteste anti-regime in tutto il Paese nonostante un grave giro di vite da parte del regime. Un documento è stato inviato anche al premier Giuseppe Conte dalla FIDU – Federazione Italiana Diritti Umani “quanto sta accadendo in Iran, dove dal 15 novembre sono in corso in decine di città di tutto il Paese estese manifestazioni di protesta, scatenate dalla decisione di quel governo di triplicare improvvisamente il prezzo dei carburanti. Tale decisione, come Ella sa, non è che uno dei molti segni di una situazione di grave crisi politica, oltre che economica e sociale, che da anni il regime degli ayatollah tenta di controllare con la sola repressione. Nei primi cinque giorni di protesta, sono ormai oltre 200 i dimostranti uccisi dalla milizia Bassiji e dalle altre forze repressive in città quali Teheran, Shiraz, Isfahan e Khorramshahr, mentre si segnalano anche migliaia di feriti e di arrestati.

Le “Guardie della Rivoluzione Islamica” hanno aperto il fuoco contro manifestanti pacifici, che comprensibilmente chiedevano con coraggio la fine di un regime autoritario responsabile non solo del crollo economico di un Paese che è fra i maggiori produttori di petrolio al mondo, ma anche di violazioni sistematiche dei diritti umani, di gravissima corruzione e di violente discriminazioni delle donne e delle minoranze etniche, religiose e linguistiche. Dopo che molti governi democratici, fra i quali la Francia e gli Stati Uniti, hanno espresso ferma condanna per la sanguinosa repressione delle manifestazioni da parte del regime iraniano, riteniamo che la gravità della situazione richieda un’analoga, decisa presa di posizione da parte dell’Italia, che ha nei diritti umani e civili un pilastro della propria Costituzione così come del proprio impegno nella comunità internazionale. Chiediamo, Signor Presidente, che il governo italiano condanni nettamente la sanguinosa repressione dei manifestanti in atto in Iran e le palesi violazioni da parte di quel regime delle libertà civili sancite dal Diritto internazionale”.

Yoosef Lesani

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