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Italia e Francia insieme sviluppano la metereologia spaziale

Presso la stazione di ricerca italo-francese Concordia, in Antartide, si è conclusa l’installazione del radar ionosferico Dome C North (DCN).
Il DCN si unisce al suo gemello Dome C East (DCE) operativo dal 2013, i due sistemi fanno parte della rete di radar ad alta frequenza del progetto Super Dual Auroral Radar Network destinati allo studio del moto del plasma e degli effetti dei fenomeni di meteorologia spaziale nella ionosfera dalle medie latitudini fino alle cappe polari degli emisferi Nord e Sud.
L’installazione è stata realizzata grazie al finanziamento del PNRA, nell’ambito del progetto “SuperDARN” , coordinato dall’INAF in collaborazione di un’unità operativa a guida del Dipartimento Scienze del Sistema Terra e Tecnologie per l’Ambiente del CNR.

In sostanza gli strumenti, localizzati alle più alte latitudini geomagnetiche e alla più alta altitudine sul livello del mare, osservano i fenomeni causati dall’interazione fra il vento solare, un flusso di particelle cariche emesso dall’alta atmosfera del Sole che si espande in tutto la spazio interplanetario , ed il campo magnetico terrestre. Proprio quest’ultimo genera una sorta di bolla magnetica (magnetosfera) che protegge la Terra dall’esposizione diretta al vento solare. Una parte di questo e della sua energia arrivano nello spazio più vicino alla Terra e talvolta possono dare origine ad una serie di perturbazioni che vengono denominate tempeste magnetiche.
Uno degli effetti che produce sono le aurore polari. Questi fenomeni possono provocare ripercussioni negative sulle attività umane come, malfunzionamenti dei satelliti in orbita intorno alla Terra, danni ai sistemi di distribuzione della corrente elettrica e alle condotte idriche, disturbi nelle comunicazioni radio e infine manomissione dei sistemi di navigazione GPS. Quest’ultimo caso incide sull’uso dei nostri smarthphone e delle applicazioni ad essi associati.

Maria Federica Marcucci, ricercatrice e responsabile della conduzione dei due radar, spiega: “Sono molto contenta che il radar DCN sia entrato in funzione. Va a completare la copertura nell’emisfero Sud della rete internazionale SuperDARN, un progetto che dimostra ancora una volta come la collaborazione fra nazioni sia fondamentale per la realizzazione di grandi infrastrutture osservative. Desidero dunque ringraziare molto il team che ha operato a Concordia con grande dedizione e professionalità. Tengo anche a sottolineare che la realizzazione di DCE e DCN è stata possibile, prima di tutto, grazie all’intuizione scientifica e al grande impegno di due nostri colleghi, troppo prematuramente scomparsi, Ermanno Amata dell’INAF e Jean-Paul Villain dell’LPCE”.

Team di ricercatori CNR-DTA

Simona Longo, tecnologo a guida del team CNR-DTA, sottolinea: “La messa in funzione di questo secondo radar si è svolta secondo i piani e si è conclusa con successo grazie allo straordinario impegno e spirito di collaborazione e fratellanza di tutto il team, che ha lavorato in condizioni difficili dal punto di vista umano lontano dalla base in un ambiente estremo con temperature che hanno raggiunto -50°C. La stazione Concordia, chiamata anche Marte Bianco per le sue caratteristiche ambientali, si trova infatti sul plateau antartico ad una quota di 3233 metri sul livello del mare, dove la scarsità di ossigeno dovuta all’altitudine e alla ridotta densità dell’aria, rende il lavoro del personale particolarmente difficile e faticoso. Proprio per questo l’ESA ha scelto la Base Concordia come luogo ideale per studiare le conseguenze dell’ipossia e del lungo isolamento sul sistema immunitario umano”.

Carlo Saccomando

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