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Biden svela la prima foto scattata dal telescopio spaziale James Webb

La foto mostra l'ammasso di galassie Smacs 0723. Secondo la Nasa si tratta dell'immagine più profonda e più nitida dell'universo mai realizzata sino ad oggi.

Venti minuti dopo la mezzanotte è stata rilasciata la prima immagine a colori del telescopio spaziale James Webb, nato dalla collaborazione fra Nasa, Agenzia Spaziale Europea (Esa) e agenzia spaziale canadese (Csa), che ritrae un ammasso di galassie la cui massa deflette e amplifica la luce di galassie ancora più lontane.

Luce che è partita oltre tredici miliardi di anni fa. Altre immagini e dati spettroscopici sono attesi alle 16.30 ora italiana di oggi, martedì 12 luglio, che comprenderanno anche immagini della Nebulosa della Carena, della Southern Ring Nebula (Ngc 3132), del gruppo di galassie noto come Quintetto di Stephan e dell’esopianeta Wasp-96, di cui è stato realizzato lo spettro.

A svelarla nel corso di una diretta straordinaria dalla Casa Bianca il presidente degli Stati Uniti Joe Biden in persona alla presenza della vicepresidente Kamala Harris. “Sono onorata di essere qui con voi. Oggi si apre un nuovo capitolo nell’esplorazione dello spazio“, ha dichiarato Harris.

Questa fotografia unica nel suo genere mostra l’ammasso di galassie Smacs 0723 e le lontanissime galassie sullo sfondo – la cui luce viene deflessa e amplificata dalla lente gravitazionale costituita dall’ammasso, creando archi e altre forme distorte. durante una diretta straordinaria dalla Casa Bianca.

L’ammasso di galassie Smacs 0723 ripreso dallo strumento NirCam di Jwst. Crediti: Nasa, Esa, Csa, and Stsci

Inaf: “Il telescopio James Webb è il satellite astronomico pià complesso mai lanciato nello spazio”

I dati presentati dal presidente Biden sono la dimostrazione che è valsa la pena di aspettare tutti questi anni. Le capacità di James Webb sono molte volte superiori a quelle che qualsiasi telescopio da terra può ottenere oggi o nel prossimo futuro. – ha spiegato Adriano Fontana, responsabile della divisione nazionale abilitante dell’astronomia ottica ed infrarossa dell’INAF, – La sua specialità è vedere nell’infrarosso, cioè alle lunghezze d’onda che ci permettono di osservare le galassie più lontane dell’universo, oppure nel cuore delle nebulose in cui nascono nuovi pianeti e le nuove stelle. Zone dell’universo che neanche l’Hubble Space Telescope o i telescopi da terra possono osservare“.

Secondo Fontana il telescopio James Webb è con ogni probabilità il satellite astronomico più complesso che sia mai stato lanciato nello spazio: “Oltre allo specchio composto da segmenti perfettamente allineati tra di loro – spiega l’esperto INAF- James Webb è dotato di 4 strumenti straordinariamente sofisticati, ognuno dei quali ha molte configurazioni e modalità operative. Un’altra cosa straordinaria dimostrata dai dati rilasciati ieri notte è che questi strumenti stanno funzionando perfettamente, meglio di quanto si aspettassero i progettisti. Che un oggetto così complesso sia stato lanciato nello spazio e funzioni perfettamente a 1,5 milioni di chilometri dalla Terra, e alla temperatura di soli 40 gradi dallo zero assoluto, è davvero uno straordinario risultato tecnologico“.

Grazie ai dati rilevati potremo capire com’era l’universo dopo dopo il Big Bang

Oltre alla diretta online, l’Esa ha coordinato anche una serie di eventi satellite in presenza che coinvolgono nell’annuncio la comunità astronomica di tutta Europa. Quattro gli eventi in Italia, organizzati dal Dipartimento di fisica “Enrico Fermi” dell’Università di Pisa, dall’Inaf – Osservatorio di astrofisica e scienza dello spazio di Bologna e Sofos Aps, dal Planetario di Roma e dal Dipartimento di fisica, Sapienza Università di Roma insieme all’Inaf – Osservatorio astronomico di Roma.

Scientificamente, i dati aprono una nuova finestra su un’epoca della storia dell’universo che non è ancora stata esplorata. – aggiunge Fontana – Grazie alla potenza di James Webb, siamo in grado di osservare galassie la cui luce ha viaggiato per quasi tutta l’età dell’Universo prima di giungere a noi. In questo modo, possiamo vedere l’universo come era poco tempo dopo il Big Bang, quando le sue prime stelle si formavano nelle galassie che si affacciavano sull’universo giovane“.

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