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La Germania si scopre improvvisamente critica con le politiche Bce

BERLINO. L’attacco al presidente della Bce Mario Draghi comincia con un fotomontaggio della Bild, il quotidiano a larga tiratura tedesco che sottolinea il malcontento in Germania per i tassi negativi creati dalla Bce, con un fotomontaggio che presenta il presidente della Bce con denti aguzzi e mantello rosso di Dracula. “Così il conte Draghila succhia i nostri conti correnti, svuotandoli” titola il giornale, che parla di “follia monetaria: nel suo mandato abbiamo perso miliardi”. 

“Un segnale pericoloso”. sono prevalentemente negative in Germania le reazioni a caldo al taglio dei tassi al rilancio del Qe annunciato dal presidente della Bce, Mario Draghi. Molto duro l’economista del centro Leibniz per la ricerca economica europea (Zew), Friedrich Heinemann, secondo il quale il pacchetto deciso a Francoforte “va ben oltre il sostenibile” e che considera negativo il fatto che “i critici di ulteriori acquisti di titoli non siano riusciti a imporsi su Draghi”. “Chi, poco prima dell’entrata in carica di Draghi (novembre 2010) ha depositato 10 mila euro in un normale libretto di risparmio oggi deve sopportare – per tassi zero e inflazione – una perdita di valore di 324 euro”, scrive fra l’altro il quotidiano. Ieri la Bce ha nuovamente armato il bazooka con un nuovo Qe da 20 miliardi al mese finché sarà necessario, con il pressante appello per uno stimolo di bilancio agli stati che hanno spazio di manovra – come la Germania – ad utilizzarlo “in maniera efficace e tempestiva”. Per i critici l’impatto delle nuove misure sull’economia reale resta incerto. I tassi d’interesse negativi pesano sulla redditività delle banche e, in finale, potrebbero avere conseguenze restrittive sull’accesso al credito. E anche famiglie e imprese potrebbero avere maggiore convenienza a detenere contanti piuttosto che attività finanziarie incapaci di offrire rendimenti sufficienti. Sotto accusa finisce pure l’obiettivo di inflazione, prossima ma inferiore al 2%, che per la Bce definisce la stabilità dei prezzi. “Puo’ darsi”, sostiene Holzmann, “che quel 2% sia al momento irraggiungibile e che anche l’1,5% possa significare ‘stabilità dei prezzi’. Dunque”, conclude, “non c’è bisogno di utilizzare tutte le armi in nostro possesso per spingerci fino al 2% se i costi sono troppo alti”.

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