• DAL MONDO

La governatrice di Hong Kong Lam apre al dialogo

HONG KONG. Mentre i media di Stato hanno diffuso le immagini dell’esercitazione della polizia anti-sommossa nella vicina città di Shenzen, dove la Cina ha inviato l’esercito, Lam ci prova a tendere la mano ai “contestatori”. “Cominceremo immediatamente a lavorare per un creare una piattaforma per il dialogo che spero sia fondata sulla comprensione reciproca e sul rispetto per trovare una via d’uscita alla situazione odierna di Hong Kong”. Dopo la manifestazione pacifica di domenica con 1,7 milioni di persone, la governatrice di Hong Kong Carrie Lam ha annunciato l’immediata “piattaforma di dialogo” coi rappresentanti di ogni estrazione sociale e politica della città per risolvere le differenze alla base della grande mobilitazione anti-governativa degli ultimi due mesi e mezzo.

    C’è l’impegno a dare risposte alle accuse sulla brutalità della polizia, mentre sulla contestata legge sulle estradizioni non c’è ritiro formale perché “è morta e non c’è alcun piano per riesumarla”. La Leader ha anche ribadito che la proposta di riforma della legge sull’estradizione, che la renderebbe possibile anche in Cina e che ha scatenato le proteste, è “morta”, e che non ci sono piani per riesumarla, “soprattutto alla luce delle preoccupazioni pubbliche”. Lam, però, non ha parlato di ritiro della legge, una delle cinque richieste dei manifestanti, che chiedono anche le sue dimissioni, un’inchiesta indipendente sull’operato della polizia durante gli scontri, il ritiro delle accuse di rivolta nei confronti dei dimostranti arrestati (oltre settecento persone sono state fermate), e la ripresa della riforma politica. Il dibattito a Hong Kong è aperto. Nel frattempo anche Facebook e Twitter sono intervenuti per arginare falsi profili. Il social dei cinguettii avrebbe sospeso preventivamente 200mila account, che amplificavano la disinformazione, prima che diventassero “sostanzialmente attivi”. Facebook, su segnalazione di Twitter, avrebbe rimosso “sette pagine, tre gruppi e cinque account” che “postavano frequentemente notizie politiche locali e questioni comprese vicende come quelle delle proteste in corso a Hong Kong”, ha dichiarato Nathaniel Gleicher, capo della cybersecurity di Twitter.

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