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La qualità delle acque balneabili in Europa: scarsa in Italia

La Commissione europea e l’Agenzia europea dell’ambiente hanno stilato una relazione sulla qualità dell’acqua in numerosi siti europei di balneazione, includendone anche 300 monitorati in Albania e in Svizzera. Ciò che è emerso riguarda la maggioranza dei quasi 22mila siti nei 28 Stati membri, il 95,4 %, dei quali hanno i requisiti minimi di qualità previsti dalla normativa europea. In cinque paesi, il 95% o più dei siti di balneazione è risultato di qualità “eccellente”: Cipro (99,1 % dei siti), Malta (98,9 % dei siti), Austria (97,3 % dei siti), e Grecia (97 % dei siti). Nel 2018 tutti i siti di balneazione analizzati a Cipro, in Grecia, in Lettonia, in Lussemburgo, a Malta, in Romania, e in Slovenia hanno conseguito almeno la menzione di qualità “sufficiente”. La percentuale più elevata di siti con qualità delle acque “scarsa” è stata registrata in Italia (89 siti, pari all’1,6 %), Francia (54 siti, pari all’1,6 %), e Spagna (50 siti, pari al 2,2 %). Rispetto al 2017 questo numero è diminuito in Francia (da 80 siti nel 2017 a 54 nel 2018), aumentando, invece, in Italia (da 79 siti a 89) e in Spagna (da 38 siti a 50).

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Il calo alla sufficienza è riconducibile all’apertura di nuovi siti per i quali non sono ancora disponibili i dati sulle ultime quattro stagioni balneari, necessari per la classificazione ai sensi della direttiva. Nel 2018 sono stati 301 (ossia l’1,3 %) i siti di balneazione in Unione Europea, Albania, e Svizzera le cui acque sono state ritenute di qualità scarsa. Il dato positivo è che i requisiti in materia di acque di balneazione, stabiliti nella direttiva, hanno contribuito a migliorare la qualità delle acque balneabili europee negli ultimi 40 anni. I rifiuti urbani e industriali che solitamente finiscono nelle acque si sono notevolmente ridotti, grazie ai controlli e alla gestione introdotti dalla direttiva, insieme con gli investimenti nel trattamento delle acque reflue urbane. Tale normativa impone alle autorità locali di monitorare, prelevando campioni di acqua nell’intera stagione balneare presso i siti di balneazione presenti in un elenco ufficiale, e analizzando i campioni per verificare l’eventuale presenza di due tipi di batteri, indici d’inquinamento da acque di scolo, o da liquami di allevamento.

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Gli Stati membri hanno poi il dovere di vietare, o sconsigliare la balneazione al pubblico, e adottare misure correttive nel caso in cui l’acqua risulti di scarsa qualità, in quanto la contaminazione fecale rappresenta un rischio per la salute umana, e può causare malattie. Le principali fonti d’inquinamento sono le acque reflue e di drenaggio provenienti da aziende e terreni agricoli. Questo tipo d’inquinamento aumenta con le forti piogge e le inondazioni, per la tracimazione delle fognature e il riversamento delle acque di drenaggio inquinate nei fiumi e nei mari.

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