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La Reggia di Monza, splendido esempio di architettura settecentesca

MONZA. Il corpo centrale della Reggia, o Villa Reale, costituito da piano terra, piano primo nobile, secondo nobile, e Belvedere, e restaurato, è tra le splendide sorprese da visitare, con le sale di rappresentanza della famiglia reale, la sala da ballo, le decorazioni sulle volte e sulle pareti, e i ricchi lampadari. Nel salotto della regina sono visibili i fasti di un tempo: la tappezzeria di damasco cremisi con disegni portanti motivi floreali, e le quattro porte a vetro agli angoli della sala, in quanto la sovrana doveva avere una percezione totale di chi c’era nei suoi appartamenti. L’incanto, però, non si ferma alla Villa, ma prosegue nel Roseto, nei Giardini reali, e nel parco di Monza.

  • reggia di monza
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La Villa Reale, voluta dall’arciduca Ferdinando d’Asburgo, Governatore Generale della Lombardia austriaca, fu finanziata dalla madre, l’imperatrice Maria Teresa d’Austria, e costruita tra il 1777 e il 1780 sul progetto dell’imperial regio architetto Giuseppe Piermarini. Dotata di un corpo centrale da cui si allungavano anteriormente due ali della stessa altezza, terminava con la Cappella di Corte da un lato, e la Cavallerizza dall’altro, a delimitare il cortile d’onore. Una grande avancorte semicircolare e due edifici tangenti il corpo a U e destinati ai servizi, arricchivano la Villa.

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Passata a Casa Savoia, nel 1878 Umberto, salendo al trono, fece di Monza la residenza estiva della corte, che fu ammodernata e arredata nuovamente fino alla morte del re, quando chiuse. A seguito del restauro, oggi è possibile visitarla, ammirandone i Giardini, primi in Italia a essere concepiti “all’inglese” con un’alternanza di macchie di alberi secolari e di prati, grotte, specchi d’acqua, cascate, un laghetto, un tempio. Inoltre, il Roseto, nato nel 1964 grazie all’industriale Niso Fumagalli, presidente dell’Associazione Italiana della Rosa. E ancora il Parco, intitolato alla Regina Margherita, mecenate di cultura, è il 19esimo tra i letterari, luoghi di vita e ispirazione di grandi scrittori. Qui la sovrana accolse intellettuali, poeti, e artisti, creando un circolo culturale senza distinzioni di classe sociale.

Simona Cocola

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Simona Cocola

Giornalista pubblicista torinese, ha iniziato a collaborare per la carta stampata nei primi anni dell'università, continuando a scrivere, fino a oggi, per diverse testate locali. Ha inoltre lavorato in una redazione televisiva, in uffici stampa, ha ideato una rubrica radiofonica, ed è autrice di due romanzi.

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