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“Mai pensato a dimettermi” afferma Carrie Lam governatrice di Hong Kong

HONG KONG. La governatrice di Hong Kong Carrie Lam non ha mai pensato di dimettersi a dispetto dalla diffusione di un audio in cui esprimeva invece il desiderio di farlo. “Era una conversazione privata che è stata diffusa al pubblico”, ha affermato nella conferenza settimanale prima della riunione del suo gabinetto, aggiungendo di ritenere l’episodio “inopportuno” e di essere “molto contrariata”. Il governo di Hong Kong è ancora fiducioso di poter gestire i disordini in corso da due mesi senza l’assistenza delle forze cinesi, nonostante l’impennata degli scontri tra attivisti pro-democrazia e polizia dell’ultimo week-end. È la risposta che la governatrice Carrie Lam ha dato in merito a una domanda sul fatto che dichiarare lo stato di emergenza fosse più efficace che chiamare la guarnigione di Hong Kong dell’Esercito di liberazione popolare cinese, tra i timori che Pechino punti a intervenire più direttamente contro le proteste. L’avvio del dialogo per porre fine alle proteste significa che il governo stesso le tollererà.

Nella conferenza stampa settimanale trasmessa in streaming, Lam ha osservato che la «polizia sta usando una forza minima» in merito a una domanda se fosse appropriato l’impiego di cannoni d’acqua e, da ultimo, delle pistole puntate contro manifestanti e giornalisti con l’esplosione di un colpo di avvertimento, in base all’improvvisa escalation degli scontri registrata domenica. La polizia «deve continuare il suo lavoro per mantenere il rispetto della legge e dell’ordine. Se le violenze dovessero continuare, l’unica cosa che dovremmo fare sono l’applicazione e il rispetto della legge». Se con il pretesto del dialogo «non facessimo rispettare la legge a Hong Kong tollerando tutte le forme di violenza, sarebbe la fine dello stato di diritto». Lam ha confermando di aver avuto due incontri a porte chiuse con gruppi giovanili, condannando le pressioni e ritorsioni verso i familiari delle forze dell’ordine. «Non vedo alcuna associazione tra proteste e famiglie degli agenti».


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