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Maria Fida Moro chiede di non beatificare papà Aldo

ROMA. “Santità, la prego dal profondo del cuore di interrompere il processo di beatificazione di mio padre Aldo Moro sempre che non sia invece possibile riportarlo nei binari giuridici delle norme ecclesiastiche. Perché è contro la verità e la dignità della persona che tale processo sia stato trasformato, da estranei alla vicenda, in una specie di guerra tra bande per appropriarsi della beatificazione stessa strumentalizzandola a proprio favore”. E’ questo l’appello lanciato a Papa Francesco da Maria Fida, figlia primogenita del leader della Democrazia Cristiana, rapito e ucciso dalle Brigate Rosse, Maria Fida per interrompere il processo di beatificazione del padre Aldo Moro.

“Vorrei proprio che la Chiesa facesse chiarezza nella forma e nel merito – prosegue Maria Fida -. Mio padre è stato tradito, rapito, tenuto prigioniero ed ucciso sotto tortura. Dal 9 maggio di 41 anni fa è cominciato il ‘business’ della morte e lo sciacallaggio continuativo per sfruttare il suo nome a fini indebiti. Mi viene in mente la scena, narrata nei Vangeli, dei soldati romani che si giocavano a dadi, ai piedi della Croce, il possesso della tunica di Gesù tessuta in un solo pezzo. I soldati erano, in qualche misura, inconsapevoli di quanto stavano facendo invece costoro sanno di compiere un’azione abbietta e lo fanno ugualmente in piena coscienza”.

E, conclude, sempre rivolgendosi al pontefice: “Paolo VI descriveva mio padre così: uomo buono, mite, giusto, innocente ed amico. Regali, se può, a mio figlio Luca ed a me una giornata di pace in mezzo alla straordinaria amarezza di una non vita. Che il signore la benedica. Mio padre, dal luogo luminoso in cui si trova ora, saprà come ringraziarla. Sono mortificata di aver dovuto disturbare lei”.

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Piero Abrate

Giornalista professionista dal 1990, in passato ha lavorato per quasi 20 anni nelle redazioni di Stampa Sera e La Stampa, dirigendo successivamente un mensile nazionale di auto e il quotidiano locale Torino Sera. È stato docente di giornalismo all’Università popolare di Torino.

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