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Milan, Ibra si presenta: “Sono molto più cattivo. Voglio fare la differenza”

Ibrahimovic è tornato ufficialmente a casa. “Zlatan is back” è l’hastag lanciato dalla società rossonera qualche giorno fa ed è la scritta che sta accompagnando una serie di video dedicati all’attaccante svedese per celebrare il secondo approdo in rossonero. Nei brevi filmati in questione la Z e la L del nome Zlatan si trasformano magicamente in 21, il numero di maglia scelto per questa nuova avventura.

Si parla di ritorno a casa perché l’addio avvenuto sette anni e mezzo fa era stato sofferto, voluto solo ed esclusivamente dalla componente societaria: “Non volevo andare via dal Milan nel 2012, non ero d’accordo. L’importante è che ora sono di nuovo qui, farà di tutto per migliorare le cose. Il Milan è casa mia. Ho grande voglia di Milan, voglio bene a questo club“. Parole che mandano in visibilio i tifosi milanisti, alla ricerca di un valido motivo per continuare a sostenere una squadra che in questa stagione, ma più in generale da qualche anno, sta regalando più delusioni che soddisfazioni.

L’entusiasmo dei supporter non è passato inosservato agli occhi dello svedese, che ha definito “importante“, se non fondamentale, il sostegno dei tifosi in quanto “metà del lavoro viene da loro, se ti supportano le cose diventano più facili“. Motivo per il quale già da oggi si sente pronto per scendere in campo.

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Zlatan Ibrahimovic (Twitter)

Sulla trattativa ha svelato che dopo l’ultima partita disputata con i Los Angeles Galaxy, c’è stata la chiamata di Paolo Maldini con il quale ha avuto modo di confrontarsi sul suo futuro. Nonostante le numerose richieste ricevute a 38 anni, ha infatti affermato di avere ricevuto più richieste oggi di quante ne avesse avute quando ne aveva 28. “Ho parlato tanto anche con Boban e dopo l’Atalanta le telefonate sono aumentate, ma la decisione non è stata difficile“, questo perché Ibra era alla ricerca di adrenalina e degli stimoli giusti per poter dare il massimo: “A questa età non cerchi i soldi, ma una sfida.” Per questo motivo ha scelto il Milan.

Nonostante il centravanti svedese sia molto sicuro in se stesso sembra meno spavaldo rispetto al passato, tanto da essere cosciente che ogni anno che passa abbia un suo peso specifico sul fisico, ma l’esperienza può portarti a fare cose differenti: “Se sei un giocatore intelligente sai cosa fare e cosa no per dare il 100% alla squadra. Quello non lo impari in un giorno“.

Il pensiero principale è al collettivo, anche se è pronto a dar battaglia a tutti, in primis ai propri compagni di squadra: “Sarò molto più cattivo con i miei compagni. Lo sanno come sono, come mi alleno e come gioco le partite. Bisogna lavorare duro e forte, saper soffrire, chi non sa soffrire non può tirare fuori il massimo. Io mi aspetto tanto dai miei compagni, anche di più di quello che hanno. L’importante è dare sempre il massimo, poi si vedrà cosa succede“.

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Zlatan non fa promesse, non parla di possibile piazzamento nelle prossime coppe europee e non da considerazioni sullo stato attuale della squadra, perché “se non sei dentro non sai come sono le cose. Sono cambiate tante cose negli ultimi anni, ma per Milan è sempre il Milan“. L’unica promessa che fa è quella di “lavorare tanto per migliorare” e di “crederci sempre“.

Si ha la certezza di assistere alla nuova versione di Ibrahimovic, Ibra 2.0, quando gli viene domandato perché dovrebbe funzionare il suo ritorno e non fare la fine di altri campioni che hanno miseramente fallito (il riferimento è ai vari Kaka, Shevchenko, Boateng, Balotelli e Gullit). La risposta lascia senza parole: “Non ho perso mai la passione per quello che faccio.”

Incalzato su Cristiano Ronaldo, lo ha definito un valore aggiunto per la Serie A, mentre sul connazionale Dejan Kulusevski ha sentito parlare molto bene su di lui, ma non ha ancora avuto modo di vederlo in campo “È importante che sia andato in un grande club“. Mentre il derby di Milano contro l’Inter ha un sapore speciale, tanto da essere definito “il più bello che abbia mai giocato in carriera.” Poi ha aggiunto: “Non so come andrà il prossimo derby, vedremo. Io penso solo ad oggi e poi a domani.

Il nuovo numero 21 rossonero si sente pronto a cogliere l’ennesima sfida, sopratutto nei confronti di se stesso. Sarebbe pronto a scendere in campo sin da subito ed aiutare la squadra in qualsiasi modo, pensando più al bene della squadra che alle soddisfazioni personali: “Se non faccio gol, faccio assist o altre cose per aiutare la squadra. Nel calcio non si possono fare le cose da soli.”, anche se la voglia di fare gol rimane quella di sempre “Voglio migliorare il mio numero di gol e assist“.

Il Milan ha trovato un nuovo leader, il punto di riferimento del quale aveva un disperato bisogno. Il giocatore rimarrà sei mesi con l’opzione per un eventuale anno. La sensazione è che se la scommessa Ibra si rivelerà una azzeccata potrebbe rimanere in rossonero per un tempo superiore ad un anno e mezzo, probabilmente cominciando una nuova carriera da dirigente. Alcuni dicono che potrebbe ricalcare le orme di Igli Tare, attuale direttore sportivo della Lazio, che non a caso giocava nello stesso ruolo dello svedese. Ma è ancora troppo presto per affermarlo. Adesso quello che ci basta è vederlo tornare in campo, per tornare a far saltare ancora uno stadio intero…San Siro.

Carlo Saccomando

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Carlo Saccomando

Classe 1981, giornalista pubblicista. Poco dopo gli studi ha intrapreso la carriera teatrale partecipando a spettacoli diretti da registi di caratura internazionale come Gian Carlo Menotti, fondatore del "Festival dei Due Mondi" di Spoleto, Lucio Dalla, Renzo Sicco e Michał Znaniecki. Da sempre appassionato di sport lo racconta con passione e un pizzico di ironia. Attualmente dirige il quotidiano "Il Valore Italiano".

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