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Missili di Haftar su Tripoli, Salvini: i porti restano chiusi

TRIPOLI. Il suo è un colpo di Stato, non una operazione anti-terrorismo”. Così si è espresso ieri l’inviato speciale dell’Onu in Libia Ghassan Salamè prendendo in esame quanto accaduto a partire dallo scorso 4 aprile in Libia. Il bilancio dell’offensiva sulla capitale è di almeno 147 morti e 614 feriti, secondo l’Oms, mentre per l’Onu gli scontri hanno prodotto almeno 18 mila sfollati. Le forze del generale hanno lanciato cinque missili Grad sul quartiere di Abu Slim, a ridosso del centro di Tripoli.

Il peggioramento della situazione in Libia potrebbe spingere centinaia di migliaia di migranti (si parla di 800 mila) a invadere l’Europa, a partire dal nostro Paese. Lo stesso premier libico Fayez al-Sarra ha ribadito che “in questo enorme numero di migranti ci sono anche criminali e soprattutto jihadisti legati all’Isis”. Sulla questione si è espresso il ministro dell’Interno Matteo Salvini: “Chiunque parta dalla Libia non può essere ritenuto un rifugiato. I nostri porti sono chiusi”.

libia haftar

Il premier libico in un’intervista pubblicata dalle edizioni online di Corriere e Repubblica ha voluto ringraziare l’Italia “per aver tenuto aperta l’ambasciata, per mantenere in funzione l’ospedale da campo a Misurata, per il supporto politico che il governo Conte ci sta offrendo. Siamo di fronte a un’aggressione che potrà diffondere il suo cancro in tutto il Mediterraneo. C’è bisogno che Roma e l’Ue siano unite e ferme nel bloccare la guerra di aggressione di Haftar, che ha tradito la Libia e la comunità internazionale”.

Intanto, ieri un’autobomba è esplosa vicino al convoglio del colonnello Adel Barghati, capo dell’antiterrorismo di Bengasi e vicino al generale Haftar, nel distretto di Sidi Khalifa. Secondo testimoni, il militare è riuscito a fuggire senza riportare alcuna ferita. L’autobomba, emerge da immagini postate su social media, era stata piazzata sotto un cavalcavia. Come noto gli attentati dinamitardi erano stati un mezzo utilizzato spesso da terroristi durante i tre anni e mezzo di combattimenti a intermittenza durante i quali le forze di Haftar hanno scacciato estremisti islamici e oppositori del generale annidati in città sino a fine 2017.

Sul terreno, una intera compagnia di Tarhouna delle forze di Haftar si è arresa alle forze governative libiche sul fronte di Suani ban Adem, 25km a sudovest di Tripoli. La compagnia, composta da una trentina di militari, si è consegnata uomini e mezzi – tra i quali diversi pick-up e blindati – alla brigata 166 di Misurata, attiva nell’area.

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Piero Abrate

Giornalista professionista dal 1990, in passato ha lavorato per quasi 20 anni nelle redazioni di Stampa Sera e La Stampa, dirigendo successivamente un mensile nazionale di auto e il quotidiano locale Torino Sera. È stato docente di giornalismo all’Università popolare di Torino.

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