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Nel Sud dell’Africa la prima casa dell’Homo Sapiens

L’Africa meridionale è stata la prima casa dell’Homo Sapiens, che proprio da lì ha poi dato il via alle migrazioni verso altre parti del mondo. La scoperta che ridefinisce parte della storia dell’uomo moderno si deve ai ricercatori del Garvan Institute of Medical Research e dell’Università di Sydney, che per arrivare fino alla prima dimora dell’Homo Sapiens si sono affidati al Dna della gente che oggi abita le stesse zone poste al sud del fiume Zambesi, che scorre lungo il confine tra Zambia e Zimbabwe oltre ad attraversare diverse nazioni del continente africano. Come spiegato sulla rivista Nature, che ha pubblicato lo studio, il team guidato da Vanessa Hayes ha analizzato il Dna trasmesso soltanto dal lato materno: questa parte di informazioni genetiche, che “registra” i cambiamenti che avvengono tra le diverse generazioni, è contenuta nei mitocondri, definiti anche come le “centraline energetiche” delle cellule, alle quali forniscono energia per le loro funzioni.

Il processo utilizzato ha permesso ai ricercatori di scoprire che i più antichi Homo Sapiens occupavano 200 mila anni fa un’area lussureggiante, oggi piuttosto arida, posta nel Botswana settentrionale a sud del fiume Zambesi: in questa zona sarebbero rimasti per circa 70 mila anni. Ricostruire l’ambiente in cui vivevano i primi Sapiens è stato possibile grazie a simulazioni al computer del clima dell’epoca. E’ emerso così che cambiamenti climatici, dovuti all’oscillazione dell’asse terrestre che ha modificato l’incidenza delle radiazioni solari nell’emisfero australe, hanno aperto corridoi verdi nelle regioni precedentemente più aride, portando le popolazioni a migrare prima verso Nord-Est circa 130 mila anni fa, e poi verso Sud-Ovest circa 110 mila anni fa.

“E’ uno studio bellissimo: circoscrive per la prima volta, e bene, il luogo d’origine dell’uomo moderno ed è coerente con le nostre aspettative”, commenta Stefano Benazzi, direttore del laboratorio di Osteoarcheologia e Paleoantropologia dell’università di Bologna. Era noto che i primi uomini anatomicamente moderni sono comparsi in Africa circa 200 mila anni fa e analisi genetiche precedenti avevano suggerito che l’area di origine fosse l’Africa meridionale, ma senza individuare l’area precisa. Tuttavia, secondo Benazzi, “c’è un unico dato che stride con questa ricostruzione” ed è la scoperta in Israele, pubblicata nel 2018, del frammento di una mascella attribuita all’Homo Sapiens, risalente a 170-180 mila anni. Questo significa, per l’esperto, o che “vi è stato un altro corridoio che si è aperto in precedenza,oppure che quel frammento è appartenuto a un Sapiens più arcaico, come ipotizzano alcuni studiosi”.

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Piero Abrate

Giornalista professionista dal 1990, in passato ha lavorato per quasi 20 anni nelle redazioni di Stampa Sera e La Stampa, dirigendo successivamente un mensile nazionale di auto e il quotidiano locale Torino Sera. È stato docente di giornalismo all’Università popolare di Torino.

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