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Oggi è la Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile

Oggi, 12 giugno, si celebra la Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile, un male purtroppo diffuso in tutto il pianeta sul quale Papa Francesco aveva avuto modo di parlare nel corso dell’udienza generale di mercoledì scorso. Occasione in cui aveva rivolto un appello accorato perché si ponesse fine nel mondo a questo grave fenomeno che nella molto spesso viene esercitato attraverso forme di schiavitù e di reclusione, con conseguenti sofferenze fisiche e psicologiche per i minori.

Per l’occasione la Fondazione “Terre des Hommes” ha lanciato l’allarme per il drammatico aumento del lavoro minorile in seguito alla pandemia. Già prima della pandemia 152 milioni di minori dovevano lavorare e 386 milioni di bambini in tutto il mondo vivevano in condizioni di povertà estrema. A questi, a causa del Covid-19, si aggiungeranno altri 66 milioni di minori caduti nel baratro della povertà se non verranno prese adeguate misure.

Per milioni di bambini la crisi causata dal Covid-19 ha il volto della fame, dello sfruttamento e della fine di ogni speranza di opportunità educative.E’ fondamentale che i governi nazionali e la comunità internazionale diano priorità ai bisogni dei bambini delle fasce di popolazione più svantaggiate nei loro programmi di aiuto per la pandemia di Covid-19”, ha dichiarato Paolo Ferrara, Direttore generale di Terre des Hommes. “Oltre agli aiuti alle famiglie si pensi anche a sostenere attivamente l’istruzione. La riapertura delle scuole deve essere accompagnata da programmi di recupero scolastico per evitare che i bambini abbandonino la scuola e finiscano per lavorare”.

Giornata mondiale contro sfruttamento lavoro minorile
Hussein, 10 anni, bambino siriano (Alessio Romenzi/Unicef)

Proprio in specifico riferimento allo sfruttamento minorile le cronache recenti ci hanno raccontato la drammatica vicenda di Zohra, la bambine pakistana di otto anni che lavorava come domestica in una famiglia benestante di Rawalpindi e che è stata picchiata a morte per aver liberato due pappagalli dalla gabbia. Una vicenda che ha scatenato indignazione in tutto il mondo. Ma di situazioni simili a quelle della piccola pakistana è pieno il mondo. Per esempio, si stima che siano 15,5 milioni di bambini che svolgono lavori domestici nel mondo, la maggior parte ragazze, raramente visibili, ma spesso e volentieri affrontano numerosi pericoli.

Unicef Italia ricorda che, a livello globale, 152 milioni di bambini – 64 milioni di bambine e 88 milioni di bambini – sono coinvolti in lavoro minorile, vale a dire 1 su 10; di questi, 72 milioni sono coinvolti in lavori pericolosi; questa proporzione aumenta nei paesi più poveri del mondo, dove più di 1 bambino su 4 è coinvolto nel lavoro minorile.

Nei paesi colpiti da conflitti armati – dove vivono circa 250 milioni di bambini – l’incidenza del lavoro minorile è più alta del 77% rispetto alla media globale. Nelle sue forme peggiori, il lavoro minorile può tramutarsi in schiavitù, sfruttamento sessuale ed economico, e morte.

Bambino lavoratore in Afghanistan (Roger LeMoyne/Unicef)

Nel mondo, oltre 60 milioni di lavoratori sono impiegati nel settore dell’abbigliamento e delle calzature. Molti di loro sono genitori o persone che si prendono cura di bambini, che supportano le famiglie. Si stima che oltre 100 milioni di bambini siano coinvolti nella catena di fornitura di abbigliamento e calzature globali – come lavoratori, figli di genitori che lavorano e membri delle comunità vicino ad aziende agricole e fabbriche. Ma sono diversi i settori coinvolti nel lavoro minorile, come agricoltura, manifattura, lavoro nelle miniere e nelle cave e lavori domestici

Le recenti vicende legate all’emergenza Coronavirus hanno peggiorato una situazione alquanto tragica: secondo l’Unesco a maggio 1,5 miliardi di studenti in 186 paesi non hanno potuto frequentare la scuola per il lockdown. La chiusura delle scuole ha significato la perdita del più importante pasto per 365 milioni di bambini, spesso l’unico pasto del giorno. Questo fenomeno costringe bambini di tutto il pianeta a dover lavorare rinunciando di fatto alla propria infanzia e ad un percorso di crescita sano.

L’Unicef chiede azioni concrete

L’Unicef ha chiesto ai governi mondiali alcune azioni concrete per eliminare il lavoro minorile, che possono essere sintetizzati il 4 punti cardine:

  • Rendere i bambini visibili. I governi devono investire nella raccolta di dati nuovi e migliori sul lavoro minorile;
  • Includere i bambini lavoratori nelle iniziative e nei programmi di protezione sociale;
  • Cambiare le norme sociali e permettere l’empowerment delle comunità;
  • Rendere l’istruzione accessibile e maggiormente pronta a rispondere ai bisogni dei bambini lavoratori.
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