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Omicidio volontario per il carabiniere di Napoli, il papà di Ugo “Avremmo preferito nostro figlio a casa”

NAPOLI. Una vicenda dolorosa, maledettamente tragica… Solo dolore, angoscia e ancora qualche punto interrogativo fra i molti che gli inquirenti hanno già dipanato. La Procura di Napoli ha iscritto nel registro degli indagati, con l’accusa di omicidio volontario, il carabiniere di 23 anni che la notte tra sabato e domenica a Napoli, ha sparato contro un 15enne armato di una pistola (risultata una replica di quelle vere priva del tappo rosso) con la quale stava tentando di rapinargli l’orologio. Il 15enne, colpito due volte dall’arma del militare, è deceduto per le gravi ferite riportate. La vittima era con un 17enne che è stato fermato dai carabinieri con un’accusa di tentata rapina formulata dalla Procura per i Minorenni. In ospedale, nelle tasche del 15enne morto, i sanitari hanno trovato un Rolex e una catenina, con ogni evidenza bottino di una rapina compiuta prima dell’aggressione al militare e alla ragazza che era in sua compagnia, anche lei ascoltata dai pm. Dell’attività investigativa che riguarda la morte di Ugo Russo, e su quanto accaduto dopo, si stanno occupando due procure: quella dei Minorenni, coordinata dal procuratore Maria de Luzenberger, con il pm Cerullo, si sta concentrando sulla posizione del complice 17enne della vittima (accusato di tentata rapina).

“Non è una vittoria per noi, non è una vittoria per nessuno. La vittoria per me sarebbe stata riavere mio figlio a casa”. Così Vincenzo Russo, padre di Ugo, il 16 enne di Napoli ucciso da un carabiniere durante un tentativo di rapina sabato notte, alla notizia dell’ accusa di omicidio volontario nei confronti del militare formulata dalla Procura.
    La famiglia di Ugo chiede agli amici del 16 enne di non portare fiori al suo funerale e di donare 1 euro per ciascun fiore all’ Ospedale “Pellegrini”, che fu danneggiato da alcune decine di amici e conoscenti del ragazzo alla notizia della sua morte. “Siete tutti dispensati dai fiori – fa sapere Vincenzo Russo, 39 anni, padre di Ugo, tramite l’ avvocato Antonio Mormile – vi chiedo di donare 1 euro al ‘Pellegrini’ per ogni fiore che avreste portato a mio figlio”. In merito al ragazzo fermato che avrebbe preso parte alle , o alla rapina svolte nella tragica notte ha deposto che “Ci servivano i soldi per entrare in discoteca. Abbiamo notato una macchina bella, l’abbiamo seguita, poi il mio complice è sceso dallo scooter che guidavo e si è avvicinato al militare”. Emergono così nuovi dettagli sulla tentata rapina avvenuta nel centro di Napoli nella notte tra il 29 e il 1 marzo che ha portato alla morte di un 15enne colpito da un carabiniere in borghese. Interrogato dal pm Francesco Cerullo, il complice 17enne del ragazzo ucciso, secondo quanto riportato da Il Mattino, avrebbe giustificato il tentativo di rapina ai danni del militare, ora indagato per omicidio volontario, con la necessità di reperire denaro per andare a ballare. “Il ragazzo ha confermato che era la prima volta che commetteva un’azione di questo genere e che, quella sera non aveva compiuto altre rapina prima di quella sfociata in tragedia”, ha detto l’avvocato Mario Bruno, legale del 17enne. Al termine dell’interrogatorio di garanzia il gip ha convalidato il provvedimento di fermo emesso nei confronti del giovane. Il giudice ne ha disposto il collocamento in una comunità di recupero. Stando a quanto emerso finora dalle indagini, Ugo Russo, il 15enne ucciso, aveva un Rolex e una collanina d’ oro all’ interno della tasca, presumibilmente, secondo gli inquirenti, il bottino di un’ altra rapina o di una ricettazione su cui sono in corso le indagini. “Non fiori ma donazioni all’ospedale” – La famiglia di Ugo Russo ha chiesto agli amici del ragazzo di non portare fiori al suo funerale e di donare un euro per ciascun fiore all’ Ospedale “Pellegrini”, che fu danneggiato da alcune decine di amici e conoscenti del ragazzo alla notizia della sua morte. Quanto ai danni provocati il padre di Ugo ha detto: “Io e i miei familiari pensavamo a Ugo, non a danneggiare l’ ospedale”. La data dei funerali del ragazzo non è stata ancora fissata, in attesa dell’ autopsia, e dovrebbero svolgersi – secondo la famiglia – ai Quartieri spagnoli. Altro filone di indagine è quella che mira a fare luce sui comportamenti del carabiniere, coordinata dal procuratore Giovanni Melillo, con il pm Simone De Roxas e l’aggiunto Rosa Volpe, che riguarda invece l’uccisione del 15enne, la successiva devastazione del Pronto Soccorso dell’Ospedale Vecchio Pellegrini, a opera di un folto gruppo di facinorosi, e gli spari, quattro, contro la caserma Pastrengo, sede del comando provinciale dei carabinieri di Napoli, avvenuti alle 4 del mattino di domenica.

In merito al blitz nel Pronto Soccorso, gli inquirenti indagano ipotizzando il reato di devastazione. Sarebbero disponibili immagini riprese da alcune telecamere in cui si nota il gruppo entrare nella struttura ospedaliera che si trova nel cuore di Napoli. Mancherebbero invece quelle della devastazione, in quanto nei locali del pronto soccorso non sarebbe stato ancora installato il sistema di videosorveglianza. Gli investigatori, comunque, ascolteranno le persone che erano presenti (medici, infermieri, pazienti e familiari) per cercare di ricostruire l’accaduto. Per l’attentato alla caserma Pastrengo, invece, il fascicolo è stato aperto ipotizzando i reati di spari in luogo pubblico, e di porto e detenzione di arma da fuoco. In azione sarebbero entrate un paio di persone in sella a uno scooter che giunte davanti alla caserma hanno sparato quattro volte contro l’edificio. Sono state riprese dalle telecamere ma indossavano il casco.

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