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Papa Francesco e la nuova fase del Sinodo

Sfogliando in queste settimane i giornali, guardando anche riviste specializzate, che seguono proprio per questo con molta attenzione ed intelligenza le vicende e gli eventi della Santa Sede e in particolare le iniziative promosse da papa Francesco, si può fare una scoperta che, per alcuni versi, è da considerare clamorosa, perché mette in evidenza un apparente – e poi dirò anche perché apparente – disinteresse per un fatto considerato dai vertici ecclesiastici molto importante.

Ma con molta probabilità non è stato percepito come tale dai sensori dell’opinione pubblica, un fatto comunque che vede chiamato tutto il Popolo di Dio ad essere protagonista di questo progetto.

Mi riferisco al Sinodo 2021/2024, in corso di realizzazione, dal titolo significativo “Per una Chiesa sinodale”, progetto di durata pluriennale studiato e voluto dal Pontefice per dare alla Chiesa tutta una missione nuova, quella di imparare a camminare insieme.

A ben guardare c’è anche qualche considerazione in più da fare. Se infatti è vero che sul Sinodo sta scarseggiando la comunicazione, si ha proprio l’impressione che, per alcuni versi, anche la fase dell’attuazione si svolga senza molto entusiasmo. Si avverte infatti che a livello di comunità territoriali non è stato dedicato molto tempo alle fasi operative e di conseguenza alla creazione dei percorsi utili a rendere concreti i punti di un progetto, che, in modo particolare questo volta, non chiede compilazione di questionari, ma sforzi operativi per imparare a camminare insieme, quindi non parole ma atti concreti.

Ho una strana sensazione, almeno per quanto riguarda l’Italia, che mi deriva dall’esperienza vissuta in altri ambiti. Quando infatti leggo che alla Segreteria generale del Sinodo sono arrivati e stanno arrivando centinaia di migliaia di documenti, che – in teoria,- dovrebbero essere sintesi di tutti gli incontri, che a partire dalle comunità di base, sono stati realizzati, mi nasce qualche dubbio e qualche perplessità: non vorrei che questi testi non fossero altro che il risultato del lavoro di qualche bravo amanuense piuttosto che i verbali di vere riunioni, dove magari si sono fatte poche riflessioni teologiche e molta ricerca di un comune modo di procedere.

In parole semplici mi chiedo se il contenuto dei testi inviati a Roma è la verbalizzazione di incontri veramente effettuati o il risultato di “nobile” lavoro realizzato a tavolino da qualche zelante funzionario di curia, che ha scritto per garantire un puntuale riscontro alle richieste del Vaticano. Certo non bisogna fare di tutte le erbe un fascio, ma come si suol dire “pensare male è peccato, ma si corre il rischio di indovinare”.

Qualche spunto per capire

Di fronte a queste considerazioni, per non correre il rischio di creare equivoci, mi sembra utile sia cercare di capire le motivazioni di questi silenzi da parte degli organi della comunicazione sia tentare di individuare le cause di questo apparente scarso interesse a volte riscontrabile nel comportamento delle comunità di base.

Per quanto riguarda il silenzio degli organi di comunicazione credo che si possa trovare una sostanziale giustificazione: in questo periodo assai numerosi sono stati gli eventi che hanno coinvolto il Pontefice e la Chiesa, eventi che hanno richiesto una presenza urgente e importante di Francesco e dei suoi collaboratori e di conseguenza l’informazione legata a questi eventi ha avuto quindi precedenza rispetto alle cronache sul Sinodo e sul suo svolgimento.

Ne cito due: l’impegno per la Giornata Mondiale della Gioventù ma, soprattutto, lo sforzo sovrumano compiuto dalla Santa Sede per contribuire a trovare una via per la pace nella devastante e pericolosa guerra tra Russia ed Ucraina.

A queste due quanto mai stressanti vicende si devono poi aggiungere tutte le difficoltà derivanti dal fenomeno dell’immigrazione, fenomeno che richiede un continuo sforzo e che finisce per avere priorità su tutti i fogli di informazione.

Per quanto riguarda poi le comunità di base, sono state impegnate e sono più impegnate a studiare percorsi di solidarietà concreta e immediata nei confronti dei sofferenti, che a riflettere sul modo di costruire un cammino solidale. Non va però sbagliato ai fini del sinodo questo modo di operare. Credo che in effetti nello studiare come aiutare il prossimo, queste realtà locali hanno generato esempi di cammino sinodale, che potrebbero essere presi ad esempio di sinodalità.

Fatti questi opportuni richiami – a volte utili per sdrammatizzare e capire – diventa anche più facile qualche cenno sullo stato dell’arte di questo sinodo guardando in particolare lo scenario in cui si inserisce la sessione ottobre 2023, la penultima, in quanto quella finale avrà luogo tra un anno.

Sinodo

Sinodalità: un importante richiamo

Tutto particolare, e per questo merita di essere richiamato, è l’obiettivo finale del Sinodo 2021 – 2024. Le altre assemblee sinodali sono state tutte a tema, su un argomento ben preciso. In altre parole i padri sinodali lo hanno approfondito, presentando un documento in grado di offrire risposte ai quesiti a loro posti.

Il pontefice a sua volta in un documento riprendeva il tutto, trasformandolo in una esortazione da far conoscere ai fedeli. Questa volta, come del resto ho avuto occasione di dire in altra circostanza, il tema da approfondire nel sinodo è la Chiesa che deve trasformarsi, deve diventare sinodale, cioè deve imparare a camminare insieme.

Non si tratta allora con questo momento ecclesiastico di scrivere un documento, di scegliere una soluzione legata a qualche problema del Vaticano. In questo Sinodo all’intelligenza da usare per trovare scelte teoriche utili per un cammino insieme si deve aggiungere la capacità operativa di condividere percorsi comuni nella vita quotidiana.

Sovente nel passato la Chiesa si è trovata di fronte a quesiti legati all’interpretazione di verità di fede e con l’aiuto della Spirito ha saputo ricavare una soluzione equilibrata e chiarificatrice. In queste i casi si è lavorato però in campo filosofico o teologico. Nel momento in cui si affrontano temi di sinodalità, si entra nel campo della vita reale, delle vita effettiva, concreta, si entra nella vita di ogni giorno e diventa quindi necessario avere i piedi per terra.

Non credo di sbagliare se dico che è stato necessario un “Papa venuto dalla fine del mondo” per portare a riflettere sulle questioni legate alla vita giorno per giorno con tutte le sue difficoltà. Non è un caso se spesso papa Francesco, quando a Lui viene prospettato un problema, sul quale sono stati enfatizzati gli aspetti filosofici o teologici, ripropone l’esame della questione partendo dagli aspetti concreti e pratici, applicando quella vecchia massima: “Primum vivere, deinde philosophari

Il Popolo di Dio: presenza anche dei laici nel Sinodo

Questa espressione merita in questo contesto una sottolineatura,collegata anche ad una decisione di Francesco. Nel Sinodo, in corso di svolgimento, parteciperanno a pieno titolo, con diritto non solo di parola, ma anche di voto alcuni laici. Lo ha deciso papa Francesco, nel momento in cui ha anche scelto di trasformare il Sinodo da evento in un processo basato su tre fasi successive (la preparatoria,la celebrativa e la attuativa).

La scelta di inserire dei laici nell’assemblea, non modifica assolutamente la natura dell’ organismo voluto da Paolo VI ma serve a garantire una maggiore rappresentatività del Popolo di Dio nel Sinodo.

Senza entrare troppo nel merito della questione una sottolineatura può essere fatta: con il passare del tempo, sia pure con i tempi di Santa Romana Chiesa, il Popolo di Dio acquista un sempre più consistente peso cogliendo sempre di più lo spirito delle importanti affermazioni del Concilio Vaticano II.

E, mentre fino a pochi decenni fa tutto sembrava per quanto riguarda le decisioni, affidato al papa e ai vescovi, ora altre componenti del Popolo di Dio hanno possibilità di contribuire alle scelte da compiere.

Sinodo
Papa Francesco (Twitter)

Un cenno sulla sessione di ottobre 2023

Per chiudere queste frammentarie, rapide e un po’ particolari – forse perché per alcuni aspetti controcorrente – riflessioni, qualche cenno sul programma dei lavori della prossima assemblea sinodale di ottobre. Si tratta anche in questa fase di un momento del processo molto particolare, perché “ deve aprire orizzonti di speranza per il compimento della missione della Chiesa”.

Dopo aver fatto durante questi mesi un percorso a livello internazionale, che ha permesso di raccogliere le peculiarità delle situazioni nelle quali la Chiesa vive e dopo aver compiuto l’esame di tutte queste situazioni speciali, che hanno in diverse circostanze procurato ferite ancora aperte e vive, ai partecipanti dell’Assemblea sinodale di ottobre 2023 sarà chiesto di “mettersi in ascolto profondo della situazioni in ci la Chiesa vive e porta avanti la propria missione.”

In parole semplici è chiesto all’assise di riflettere non per scrivere documenti, ma per indicare vie capaci di interpretare e quindi rispondere alle esigenze delle varie comunità, in modo da contribuire, nelle realtà concrete, alla soluzione dei problemi che affliggono le persone.

Potrà in questo percorso di ricerca emergere l’opportunità di individuare ipotesi di soluzione non sempre identiche, perché diverse sono le caratteristiche delle comunità nelle quali dovranno essere attuate. Anche questo può essere accettato, perché è espressione di una cultura viva e attenta.

Quest’ultima considerazione è molto importante. Vedremo come verrà considerata dall’assemblea e sarà oggetto di una prossima mia riflessione, ovviamente minima.

Prof. Franco Peretti
Cultore di storia della Chiesa

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Franco Peretti

Professore ed esperto di diritto europeo

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