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Pensioni con il sistema contributivo: criticità e correttivi (Parte I)

A regime il sistema pensionistico sarà fondato sul metodo di calcolo contributivo. Coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1°gennaio 1996 andranno in pensione con il sistema “contributivo puro”. Con tale sistema l’ammontare della pensione è calcolato in base ai contributi versati, seguendo il principio “più versi, più avrai”.

Qui siamo in presenza di una forte criticità: sarà sempre più difficile “versare di più”. Infatti, i lavoratori andranno incontro a carriere discontinue e a bassi salari; il solo modo per versare di più sarà quello di lavorare per più tempo, ma questo significa andare in pensione più tardi.

Vediamo perché si prospetta di dover andare in pensione più tardi, e quali potrebbero essere i correttivi da applicare perché ciò non accada. La trasformazione digitale si sta propagando lentamente ma con passo sempre più spedito nelle imprese e nelle nazioni e con essa avanzano pure automazione e disintermediazione che in silenzio e inesorabilmente erodono posti di lavoro.

Nel supermercato dove prima c’erano cinque cassiere a gestire cinque casse “manuali” ora c’è una sola cassiera che gestisce cinque casse automatiche: i clienti che le utilizzano ricorrono al suo aiuto se si trovano in difficoltà nei pagamenti self service.

Nelle aziende dove prima c’era l’impiegato a esaminare curriculum e a fare colloqui preliminari di selezione del personale ora c’è un sistema di intelligenza artificiale capace di intervistare 1.500 possibili candidati in un solo giorno di lavoro (le decisioni finali su chi verrà assunto vengono poi prese dai recruiters umani).

Nelle banche dove prima c’era il cassiere a erogare denaro o a eseguire un bonifico ora al suo posto c’è il cliente stesso che esegue quelle stesse operazioni utilizzando macchine automatiche (bancomat) e servizi digitali (home banking).

Le persone che vengono rimpiazzate dalle macchine automatiche, dai robot, dagli automi, dall’intelligenza artificiale e dalle persone stesse (come avviene in tutti i servizi fai da te, soprattutto quelli che poggiano su tecnologie digitali) si ritrovano senza lavoro, diventano “esuberi”, vengono espulsi dal sistema di produzione e vanno alla ricerca di un altro lavoro, spesso prendendo a volo qualsiasi opportunità: lavori con mansioni meno qualificate, lavori precari, lavori pagati al ribasso. Con questa prospettiva di lavoro intermittente e sottopagato non sarà certamente possibile versare contributi adeguati per assicurarsi una pensione decente: sarà quindi necessario lavorare più a lungo e andare in pensione più tardi.

I correttivi per evitare di andare in pensione più tardi e al tempo stesso garantire una pensione dignitosa ai lavoratori della generazione digitale dovranno essere trovati nelle cause stesse che determinano la discontinuità lavorativa nel tempo: nelle tecnologie digitali.

La seconda parte dell’articolo sarà disponibile dall’11 febbraio 2020.

Claudio Maria Perfetto

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