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Pensioni, lavoro e ricambio generazionale: vincoli e prospettive

Claudio Maria Perfetto autore del libro “L’economista in camice” ci esporrà nel corso delle prossime settimane, a cadenza bisettimanale, degli spunti di riflessione su tre argomenti legati da un file rouge: pensioni, lavoro e ricambio generazionale.

Il lavoro del dottor Perfetto si compone di sette elaborati collegati tra loro da un unico filo conduttore. Una sorta di puzzle in cui ciascun modulo è indipendente e autosufficiente e tutti insieme delineano un disegno coerente e armonico, legando “senza soluzione di continuità” pensioni-lavoro cambio generazionale mettendone in luce il “cosa”, il “come”, il “perché” secondo argomentazioni stringenti. Oggi vi presentiamo la terza parte delle sette menzionate (leggi la prima o la seconda parte), nei giorni prossimi a cadenza bisettimanale, martedì e venerdì, troverete i successivi articoli a completamento del ‘puzzle’. Per chi si perdesse parte dei lavori potete ritrovarli nella rassegna stampa che Perfetto aggiornerà di volta in volta al sito www.economatica.it. Il prossimo appuntamento sarà martedì 14/1/2020.

Parte III

L’automazione e la disintermediazione hanno un impatto così dirompente (disruptive) sotto il profilo dell’innovazione (oggi si parla di Industria 4.0), da meritare un’attenzione particolare non solo per i vantaggi che apportano alla produzione ma anche per gli svantaggi che arrecano all’occupazione.

L’automazione fa entrare in gioco il lavoro degli automi (robot) che coadiuvano l’uomo nelle attività produttive soprattutto sgravandolo da lavori ripetitivi, gravosi e rischiosi. I distributori di banconote (Automatic Teller Machine – ATM) e le casse automatiche nei supermercati sono esempi di macchine che distolgono l’uomo (il cassiere, la cassiera) dal compiere attività ripetitive. Al tempo stesso, però, si sostituiscono a loro: la macchina esclude l’uomo dal processo di produzione (in termini operativi).

automazione disintermediazione

La disintermediazione consiste nella riduzione della catena di intermediari nel processo di produzione. Ma non solo. Per esempio, dinanzi a un distributore di banconote (ATM, Bancomat), il cliente, nel prelevare le banconote, esegue le stesse operazioni che avrebbe fatto il cassiere della banca. In questo caso (il concetto è estensibile a qualsiasi tipo di servizio “self service”) il cliente si sostituisce al cassiere: l’uomo esclude l’uomo dal processo di produzione (in termini cognitivi).

Conclusione: l’automazione e la disintermediazione generano disoccupazione.

Il sistema di produzione in cui l’automazione a la disintermediazione sono più diffusi è il Centro di Elaborazione Dati (Ced) – l’insieme di persone e tecnologie digitali su cui si fonda l’erogazione dei servizi informatici. Il Ced è una struttura organizzativa che fa parte di un’azienda, per esempio di una banca. Il cliente di una banca che utilizza i servizi bancari erogati tramite internet (come l’home banking) diventa, da cliente della banca, utente del Ced. Il Ced della banca, in pratica, estende i suoi confini oltre l’azienda di cui fa parte, e i clienti (che si sostituiscono ai dipendenti della banca) diventano essi stessi impiegati virtuali della banca (e-employ), ricevendo un “salario” corrispondente al risparmio sul costo del servizio goduto per aver utilizzato il “fai da te” (come avviene alla pompa di benzina).

Facendo leva sull’automazione e sulla disintermediazione, una banca (come pure una compagnia di assicurazioni) trasferisce il carico di lavoro dai propri dipendenti ai propri clienti/utenti. La banca si ritrova in tal modo con del personale dipendente in eccesso (esuberi). La disintermediazione basata sulle tecnologie digitali ha una portata ancora più vasta. Prendendo di nuovo la banca come esempio, non solo i dipendenti della banca ma la banca stessa potrebbe essere estromessa dal processo di produzione, in quanto, proprio in virtù (o a causa) della disintermediazione, potrebbe venire meno la sua funzione principale: quella di essere l’intermediaria tra le imprese e le famiglie nella gestione dei depositi (risparmi delle famiglie) e dei prestiti (crediti alle imprese).

L’interazione tra le famiglie e le imprese potrebbe avvenire dunque (in toto, o in parte) senza l’intermediazione bancaria, supportata da un sistema automatizzato gestito a livello centrale che mantenga traccia di ogni operazione finanziaria. Un tale sistema sarebbe funzionale anche per il controllo dell’evasione fiscale, impedendone di fatto l’attuazione. L’impianto di un sistema antievasione fiscale di tale efficacia permetterà di trovare le risorse per soddisfare il fabbisogno di pensioni da erogare e abbattere del tutto le barriere all’uscita dal mondo del lavoro, e consentirà, con effetto domino, di abbattere le barriere all’entrata nel mondo del lavoro (per il quale occorrerà tenere in debito conto l’impatto negativo sull’occupazione da parte dell’automazione e della disintermediazione) favorendo quindi il ricambio generazionale.

Il mezzo (o i mezzi) per costruire un impianto tecnologico-organizzativo di tale portata, in linea con la trasformazione digitale di imprese e nazioni, non potrà che essere anch’esso di natura digitale.

Claudio Maria Perfetto

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