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Regno Unito, più colonnine per la ricarica elettrica che benzinai

LONDRA. Nel Regno Unito è oggi più semplice imbattersi in un hub per la ricarica veloce di auto elettriche, che non in una pompa di benzina. Nel 2019 si è registrato, infatti, il sorpasso dei punti di rifornimento per auto elettriche rispetto alle stazioni di rifornimento tradizionali. L’evento è stato sottolineato con una nota dalla Nissan, che in Inghilterra produce la Leaf, l’auto elettrica più venduta in Europa. Nell’occasione, la Casa nipponica ha evidenziato come il sorpasso si sia verificato in anticipo di un anno rispetto a quanto ipotizzato da stime effettuate nel 2016. Secondo i dati riferiti, in sette anni, dal 2012 al 2019, Oltremanica il numero delle colonnine è decuplicato, passando dalle iniziali 913 alle attuali 9.199. Nello stesso periodo, le pompe di rifornimento tradizionali sono scese da 8.693 a 8.396.

I motivi di questo storico sorpasso sono molteplici; da una parte c’è sicuramente l’incremento del numero dei veicoli elettrici e dei punti di ricarica, dall’altra la crisi delle stazioni di servizio il cui numero, dopo un incremento esponenziale, a partire dalla prima del 1919, è costantemente diminuito, tanto che nel 1970 quasi l’80% di esse ha chiuso.

Dei novemila punti di ricarica per EV presenti nel Regno Unito, circa 1.600 sono di tipo rapido, permettono cioè il rifornimento dell’80% della batteria del veicolo in meno di un’ora: quasi tutte le aree di servizio sulle autostrade dell’isola presentano prese di questo tipo.

E in Italia? Non ci si può lamentare sul numero delle colonnine: hanno superato quota 10 mila. Ma esiste un grosso divario tra nord e sud e almeno una su tre e dislocata male e sovente è lenta nella ricarica. Attualmente l’Enel ne gestisce quasi 7000.

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Piero Abrate

Giornalista professionista dal 1990, in passato ha lavorato per quasi 20 anni nelle redazioni di Stampa Sera e La Stampa, dirigendo successivamente un mensile nazionale di auto e il quotidiano locale Torino Sera. È stato docente di giornalismo all’Università popolare di Torino.

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