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Resilienza a fine anno, vaccino per tutti nel nuovo anno

Il Governo ha deciso: l’Italia si conferma un Paese moralmente e pragmaticamente attento alle sue generazioni più anziane. I più anziani sono i testimoni del passato che non c’è più ed al contempo gli attori combattenti in un presente che di solido ha soltanto il ricordo del passato, tra il boom economico degli anni Sessanta e i contorti ma leggeri anni Ottanta, prima del nuovo Millennio globalizzato al peso dinamico dei giga.

Gli anziani sono una risorsa per tanti adulti più giovani che ancora vagano al di qua della realizzazione, seppur al di là dell’immobilismo, in un fare-fare a intermittenza verso opportunità schizzate tra una precarietà di più o meno pronta sopravvivenza e un’altra.

A differenza dei Paesi che pensano al Pil fresco di giornata, in Italia il Pil di rendita lo fanno galleggiare i consumi degli anziani stipendiati, per lo più, facendo rimpatriare asimmetricamente dal tempo che fu gli allori lavoristi – e i sereni lussi – della Prima repubblica. Intanto l’epopea indaffarata del contrasto al Covid-19 ha partorito le primissime dosi di vaccino.

La campagna di vaccinazione, partita il 27 dicembre 2020, ha come obiettivo il raggiungimento non tardivo dell’immunità di gregge per il SARS-CoV-2. Dopo l’approvazione dell’European Medicines Agency sul primo vaccino anti-Covid cresce l’ordinata speranza di vedersi vaccinati, e accortamente liberi. Ancora gli italiani aggiungono un “compatibilmente” al “tutto bene” dopo i “come stai?” di routine natalizia.

Ad essere impazienti sono i più anziani ancora autosufficienti e vogliosi di socialità nelle piazze e davanti ai bar. I più anziani autonomi sono infatti consapevoli che negli ultimi anni della loro vita perdere un anno e sicuramente più di un anno, data la pazienza richiesta ancora per un altro periodo del 2021, significa perdere un tempo forse irrecuperabile. Ma oltre ogni durezza della realtà in corso, con grande soddisfazione i più anziani salutano questo obiettivo comunitario italiano: l’inizio di una campagna di vaccinazione, l’inizio di una nuova dimensione della socialità in sicurezza, per ora all’orizzonte.

L’ordine delle priorità nelle vaccinazioni è stato gestito anche tenendo conto di questa parte morale che benedice i più anziani, oltre che in virtù della tragedia dei dati statistici sulla mortalità per Covid che hanno visto morire anzitutto i meno giovani. Si è pure pensato di partire dai più anziani per le oggettive maggiori fragilità e vulnerabilità biologiche che essi portano con loro. Si è deciso di partire da loro insieme al personale sanitario e sociosanitario.

Durante il corso della campagna di vaccinazioni sarà valutato il tasso di adesione da parte dei cittadini italiani, ma per ora non è nelle intenzioni del governo rendere obbligatorio il vaccino.

Il Comirnaty – Pfizer/Bionthec – il primo vaccino approvato dall’European Medicines Agency non è allo stato raccomandato per la popolazione in fascia d’età pediatrica, e più in generale non è raccomandato per i soggetti con un’età inferiore ai 16 anni. Le agenzie varie, a livello internazionale, stanno aspettando ulteriori studi e valutazioni per poter eventualmente autorizzare la vaccinazione sulla popolazione delle giovanissime fasce d’età.

vaccino

Intanto gli italiani hanno salutato le prime vaccinazioni d’Italia per la direttrice del laboratorio di virologia dell’Istituto nazionale malattie infettive Spallanzani di Roma, Maria Rosaria Capobianchi, per l’infermiera Claudia Alivernini e per l’operatore sociosanitario Omar Altobelli, che sono stati fotografati durante la loro vaccinazione all’Istituto Spallanzani insieme ad altro personale sanitario, il 27 dicembre mattina durante il c.d. Vaccine-day.

Gli italiani per lo più hanno registrato quella che è stata definita “una luce in fondo al tunnel”.

Intanto sta terminando questo 2020 che ormai è agli ultimi spiri di vita, e il valore italiano si appresta ad affacciarsi realisticamente ma al contempo con speranza propositiva al 2021, anno che già si preannuncia non solo sanitariamente attenzionato bensì economicamente in salita.

Vivremo e vedremo, ma soprattutto vivremo e agiremo. L’orgoglio individuale che diventa comunitario, ed anzi proprio collettivo, non finisce con le ferite di questa pandemia ancora in corso.

Luigi Trisolino

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