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Revenge porn, pro maestra di Torino: campagna teacherdosex e lettera di 200 giornaliste

Nei giorni scorsi ha destato moltissimo scalpore il caso della maestra di Torino vittima di revenge porn da parte dell’ex fidanzato che ha condiviso in una chat di calcetto foto ed un video hard privato che hanno letteralmente rovinato la vita alla giovane di 22 anni. Un fenomeno che purtroppo, come abbiamo testimoniato in un precedente articolo, continua ancora ad essere molto diffuso nel nostro Paese.

L’aspetto che forse, ha indignato maggiormente, almeno la sottoscritta, è stato vedere la pochissima solidarietà tra le donne, sia tra le mamme, che hanno poi avuto per le mani quel video che è divenuto virale, quanto nella figura della direttrice che anziché cercare di comprendere come quel video privato fosse giunto sulla sua scrivania, ha pensato invece di licenziare la maestra per lo scandalo che aveva, con la sua condotta, a suo dire, ‘deplorevole’, arrecato all’istituto presso cui lavorava, i fatti risalgono al 2018.

La giovane dal canto suo non si è fatta intimorire, nonostante lo sconforto e l’umiliazione iniziale, ed ha sporto denuncia per il reato subito e le conseguenze che lo stesso le ha creato, e finalmente ieri presso il tribunale di Torino, sono finiti a processo per vario titolo 5 persone che devono rispondere di vari reati da diffamazione, violenza privata e divulgazione di materiale privato.

Mi verrebbe da dire che quanto meno si sono ristabiliti i ruoli tra vittima e carnefice, che sembravano quasi essere stati invertiti dal contesto paradossale creatosi, come se una donna, solo perché insegnante, non potesse nella propria vita fare sesso e nel caso lo ritenesse opportuno fare delle foto osé da condividere con quello che per giunta era il suo compagno, nonché, in teoria persona fidata, che invece poi l’ha tradita.

Messa alla gogna pubblica per un video privato, che tale doveva restare, e che invece è stato diffuso, a sua totale insaputa, dall’uomo che credeva di amare.

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Atti di solidarietà nei confronti della maestra di Torino

Nei giorni scorsi due importanti dimostrazioni di solidarietà sono giunte nei confronti della giovane, dopo due anni di umiliazione ed insulti che l’hanno provata nel profondo e che ancora oggi hanno lasciato indelebili i segni della sofferenza, la prima una lettera firmata da 200 donne tra giornaliste, a cui mi associo essendo a mia volta giornalista, e donne dello spettacolo che si sono rivolte alla maestra d’asilo del Torinese ringraziandola per non aver ‘abbassato la testa’ ed aver denunciato:

Cara Franca, ti vogliamo dire grazie: “Grazie perché non sei stata zitta, come tanti avrebbero voluto. Grazie perché non ti sei arresa – si legge fra le righe -, e a chi ti ha detto che avresti dovuto provare vergogna hai risposto rendendo pubblica questa storia, in cui a vergognarsi dovrebbero essere tutte le altre persone coinvolte. Non tu. Perché nel sesso, libero e consensuale, non c’è vergogna. Vergogna dovrebbe invece provare chi, senza alcun consenso da parte tua, ha pensato di violare te e il tuo privato. Si chiama revenge porn, ed è un reato.Vergogna dovrebbe provare chi ti ha costretto a dimetterti, come se nel sesso ci fosse qualcosa di sporco, di immorale. Non è così. Immorale è ciò che hai dovuto sopportare.”

Il secondo è la campagna ‘Teacherdosex’ messa in piedi dall’artista torinese Andrea Villa, che abbiamo avuto il piacere di intervistare circa il suo progetto, davvero molto singolare: “Si tratta di Tre selfie scattati da altrettante insegnanti, nude, affissi fuori dalle scuole di Torino”.

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Revenge porn, Teachersdosex: l’intervista a Andrea Villa

Gentilissimo Andrea ho avuto il piacere di imbattermi con grande interesse, essendo donna, nella sua campagna TEACHERDOSEX, può dirci che cosa rappresenta e in cosa consiste il progetto?

Do sex è un gioco di parole perché è sia “fanno sesso fisicamente” che “creano sesso” nel dibattito pubblico. #TEACHERSDOSEX. È un progetto che vuole mettere in luce il problema del revenge porn e della discriminazione di genere. Ho chiesto a tre insegnanti delle elementari di inviarmi dei loro selfie senza veli, come se le dovessero inviarli al loro fidanzato. Poi li ho stampati ed affissi per strada. I loro corpi sono stati esposti al pubblico, così come nel revenge porn l’intimità viene violata e lasciata al pubblico ludibrio.

Molto spesso le donne vengono giudicate per la loro vita sessuale privata. Nel mondo dell’istruzione primaria vige l’ipocrisia che una donna non possa avere una sessualità, e le donne sono de-sessualizzate come individui. Una ragazza che ha partecipato a questo progetto ha detto che aveva timore ad andare a bere la sera per paura che qualcuno la fotografasse ubriaca e potesse cosi perdere il posto di lavoro.

Cosa spera di suscitare nell’animo di chi vedrà tali manifesti con i selfie senza veli delle tre maestre, posizionati presso un asilo nido, una materna e una scuola elementare?

Spero di poter sensibilizzare con questa affissione sui pregiudizi sociali che affliggono da tempo la percezione della sfera privata femminile

Ha già i primi riscontri, feedback relativi all’impatto che tale scelta artistica ha suscitato tra i passanti, mamme/nonne, e padri stessi?

Il dibattito è acceso più che mai. C’è chi lo difende e chi no. A me interessa il dibattito, che se ne parli, in modo che diventi un tema sentito.

Revenge porn, grazie al caso della maestra di Torino: tema sempre più sentito

Di sicuro se ne parlerà ancora per molto tempo, la maestra ieri in aula è parsa forte e decisa, non ha mai abbassato lo sguardo, e dopo aver raccontato la sua verità, l’unica verità in tutto questa triste storia, afferma di essersi sentita per lungo tempo sporca e colpevole, di essersi vergognata per le parole ricevute, ma di sentirsi ora, dopo aver potuto spiegarsi in aula, finalmente libera. ‘Mi sono tolta un peso !’

Per questa donna nutro massima ammirazione per come, contro tutto e tutti, ha saputo gestire la situazione, e anche per la sua capacità di perdono, sicuramente superiore alla mia, infatti interrogata su quanto prova per il suo ex ha risposto: Il mio ex? Dentro di me penso di poterlo perdonare, Quello che ha fatto non trova giustificazione, ma è quanto accaduto sul lavoro che ha segnato la mia vita. Mi aspettavo solidarietà dalla scuola, non è stato così. Effettivamente a ben pensarci, il ragazzo ha commesso un atto disgustoso, ma se le mamme e la scuola avessero fatto quadrato contro il reato commesso dall’uomo, prestando massima solidarietà alla loro collega, nulla di tutto ciò, se non una bella denuncia per revenge porn ai danni dell’ex compagno, sarebbe accaduto.

Quel che dovrebbe venire meno è l’ipocrisia che una donna non possa avere una sessualità, la donna nel suo privato, che sia maestra, dirigente, casalinga, imprenditrice, deve poter essere libera di esprimere sé stessa senza alcuna vergogna, quel che sempre con maggior forza deve essere condannato è l’atteggiamento meschino di chi diffonde immagini private all’insaputa delle vittime.

In conclusione ringraziamo di cuore l’artista Andrea Villa per essersi prestato alla nostra intervista ed averci dedicato del tempo, confidiamo la campagna Teachersdosex raggiunga il suo scopo e che per una volta negli occhi della gente che guarderà quelle foto l’ipocrisia possa lasciare spazio alla ragione affinché si ponga la parola fine al revenge porn per le donne di oggi e di domani.

Erica Venditti

Erica Venditti

Erica Venditti, classe 1981, dal 2015 giornalista pubblicista. Dall'aprile 2012 ho conseguito il titolo di Dottore di Ricerca in Ricerca Sociale Comparata presso l’Università degli studi di Torino. Sono cofondatrice del sito internet www.pensionipertutti.it sul quale mi occupo quotidianamente di previdenza.

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