• ECONOMIA

Ripresa economica: necessari investimenti statali e imposte digitali

L’economia viene regolata attraverso due principali strumenti: la politica monetaria della Bce e la politica fiscale dello Stato. Attraverso la regolazione del tasso di interesse si incentivano o si disincentivano gli investimenti; attraverso la regolazione delle tasse si incentivano o si disincentivano i consumi.

Il tasso di interesse (ossia il costo del denaro) è pressoché a zero, eppure le imprese non investono, non aumentano la loro produzione. E perché mai dovrebbero aumentare la produzione se non c’è chi consuma i loro prodotti? Le imprese riducono, invece, la produzione, perché i consumi si sono ridotti: non c’è domanda. Questo spiega perché l’ingente quantità di liquidità che la Bce immette nel circuito monetario attraverso il Quantitative easing non fluisce, come si vorrebbe, nell’economia reale (a imprese e a famiglie), ma rimane nei depositi delle banche.

Le famiglie consumano meno. Questo avviene perché o guadagnano meno (essendo in cassa integrazione), o risparmiano di più (per far fronte alle incertezze economiche che si aspettano per il futuro). Ma anche perché oggettivamente non possono consumare in quanto l’offerta è assente in alcuni settori.

Se non c’è consumo non c’è produzione; e se non c’è produzione non c’è occupazione.

ripresa economica

Se nelle condizioni attuali non è possibile motivare le imprese a investire, si potrebbero invogliare le famiglie a consumare. Il governo italiano ritiene di poter stimolare i consumi riducendo le tasse; ma non è detto che il maggiore reddito disponibile delle famiglie si tradurrà necessariamente in maggiori consumi. Più probabilmente, invece, considerate le aspettative negative che le famiglie nutrono per il futuro, la maggiore disponibilità di reddito si tradurrà in risparmio. Tuttavia, la riduzione delle tasse, anche se potrà influire sui consumi solo in minima parte, arrecherà dei benefici, perché permetterà di pagare più agevolmente bollette e affitti e di aiutare i famigliari in difficoltà economiche (figli, nipoti, ma anche amici).

La domanda alla quale occorre rispondere è la seguente: cosa fare per far riprendere l’economia quando le imprese non investono e le famiglie non consumano? La risposta è una sola: lo Stato dovrà investire.

I progetti in cui lo Stato potrà investire ci sono: sono quelli del Piano Colao. Progetti che riguardano la digitalizzazione della Pubblica amministrazione e del Paese in generale. I fondi per realizzare i progetti sono quelli che verranno messi a disposizione dell’Italia dall’Europa attraverso il Recovery fund.

Con la ripresa degli investimenti statali l’occupazione aumenterà, e ciò darà una spinta ai consumi. L’occupazione riguarderà non solo le persone fisiche ma anche i robot e gli automi dotati di intelligenza artificiale. Qui entra in gioco la riforma fiscale: se le persone fisiche pagano l’imposta sul reddito da lavoro (Irpef) e versano i contributi, allora anche i robot e gli automi dovranno pagare l’imposta sul reddito da lavoro (Iraut) e versare i contributi digitali. Ciò servirà a finanziare la disoccupazione di quanti perderanno il lavoro perché saranno sostituiti dalle macchine, e a finanziare con i contributi digitali le pensioni correnti.

Per sintetizzare: i tassi di interesse sono a zero ma gli investimenti privati non decollano; la Bce pompa liquidità nell’economia finanziaria ma nulla arriva all’economia reale; il governo vorrebbe ridurre le tasse ma anche se lo facesse i consumi non decollerebbero; il governo vorrebbe lasciar fare ai privati ma non può fare a meno di entrare nei loro affari (vedi ex Ilva, Alitalia, Autostrade).

Conclusione: c’è una formula molto semplice proposta da John Maynard Keynes. Questa formula dice in sostanza che gli investimenti sono il motore della produzione (e quindi dell’occupazione) e che la propensione al consumo è il suo carburante. Keynes suggerisce che, se le imprese private non investono, debba essere lo Stato a investire al loro posto per raggiungere la piena occupazione. Sì, è vero, c’è il problema del debito pubblico. Ma il Patto di Stabilità e di Crescita (che vincola i Paesi dell’Unione europea a tenere sotto controllo il debito pubblico) è stato temporaneamente sospeso: ciò apre la strada al governo italiano per promuovere investimenti statali e piena occupazione (assenza di disoccupazione involontaria).

Claudio Maria Perfetto

Tags

Articoli correlati