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Rischio infertilità, cellulari assolti “per insufficienza di prove”

ROMA. Il rapporto tra i telefoni cellulari e la fertilità maschile è da sempre considerato “a rischio”. La vicinanza delle onde elettromagnetiche emanate dai portatili con gli spermatozoi è da sempre considerata pericolosa per gli uomini e per la loro capacità di generare altre vite. Ma sul rischio al momento gli smartphone sono stati assolti. Unicamente però per insufficienza di prove. Lo affermano gli esperti della Società Italiana di Andrologia (Sia), che in occasione dell’ultimo congresso hanno rivalutato gli studi condotti finora sull’argomento.

Gli esperti fanno sapere che le ricerche forniscono ad oggi dati contrastanti. Molti degli allarmi arrivano da indagini condotte su modelli animali che non rispecchiano ciò che avviene nell’uomo: servono perciò ulteriori studi, ma nel frattempo gli andrologi stilano le regole per un utilizzo nella massima sicurezza. A tale proposito, gli studiosi hanno stilato 5 regole che gli uomini, in ogni caso, dovrebbero rispettare. 1) Non portare il telefono nella tasca anteriore dei pantaloni. 2) Telefonare e navigare online quando si è in condizioni di ottima ricezione del segnale, così da ridurre l’emissione. 3) Non appoggiare il telefono in grembo. 4) Non utilizzare sistemi commerciali per ridurre l’esposizione alle onde, perché non ce ne sono di efficacia dimostrata. 5) Limitare l’uso dello smartphone ai bambini prima dei dieci anni. 

“Le onde elettromagnetiche emesse dai telefonini sono radiazioni non ionizzanti a bassa frequenza – conclude Alessandro Palmieri, presidente Sia e professore dell’Università Federico II di Napoli –: non possono rompere direttamente i legami molecolari del Dna, ma possono comunque avere effetti biologici negativi”.

Piero Abrate

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Piero Abrate

Giornalista professionista dal 1990, in passato ha lavorato per quasi 20 anni nelle redazioni di Stampa Sera e La Stampa, dirigendo successivamente un mensile nazionale di auto e il quotidiano locale Torino Sera. È stato docente di giornalismo all’Università popolare di Torino.

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