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Samsung, resta in carcere per corruzione e truffa Jae-yong

SEUL. La Corte suprema sudcoreana ha disposto un nuovo processo per l’erede del colosso dell’ elettronica Samsung, Lee Jae-yong, condannato per reati quali corruzione e truffa in connessione allo scandalo che ha portato all’impeachment della presidente Park Geun-hye. Lee, in carcere per 5 mesi nel 2017, è stato liberato dopo che il giudizio d’appello ha derubricato diverse accuse con tanto di sospensione della pena. La Corte, invece, ha disposto oggi la revisione della sentenza di febbraio 2018, gettando le base per l’inasprimento della condanna.

Lee è il figlio maggiore del presidente di Samsung, Lee Kun-hee, che aveva lasciato l’azienda nel 2008 in seguito a uno scandalo sulla gestione di alcuni fondi illeciti. Due anni dopo era tornato al comando dell’azienda ma a causa di un attacco di cuore e delle sue condizioni di salute piuttosto precarie, negli ultimi anni buona parte della gestione aziendale era già passata al figlio Lee. In passato molti magnati, tra cui il padre di Lee, erano stati condannati per crimini come corruzione, appropriazione indebita e evasione fiscale, solo per ottenere in breve il perdono presidenziale nel timore che pene troppo pesanti avrebbero danneggiato l’economia nazionale. Il nuovo presidente sudocrano, Moon Jae-in, eletto a maggio, si è impegnato pubblicamente a frenare lo strapotere dei grandi gruppi e porre fine alla pratica di perdonare i tycoon condannati. Alla notizia del verdetto, il titolo del colosso dell’elettronica ha perso circa il 3% alla borsa di Seul, per poi attestarsi su un calo attorno all’1%. Jay Y.

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