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Scuola, ripensare l’alternanza scuola-lavoro

Da qualche anno è stata inserita nelle scuole superiori un’attività didattica dal titolo significativo “alternanza scuola-lavoro”. Vale la pena, nel momento conclusivo di un anno scolastico che – come si sa – è stato portato avanti tra mille difficoltà, fare qualche considerazione su questo modulo che sembra, per motivi facilmente comprensibili, caduto in desuetudine.

Perché l’alternanza scuola-lavoro

Credo che si possa tranquillamente dire che, nel nostro ordinamento, questo istituto è stato introdotto per due motivi.

Il primo: la scuola, nel suo complesso, avvertiva un sempre più consistente distacco dal mondo delle imprese. I programmi scolastici con una rigida impostazione da un punto di vista dei contenuti finivano per offrire agli studenti una preparazione insufficiente per permettere loro di entrare preparati nel mondo del lavoro. La rapida evoluzione tecnologica, infatti, rendeva obsoleta la preparazione che la scuola offriva ai giovani. Si è, infatti, assistito molto spesso, negli anni del decennio passato, ad un mondo imprenditoriale che lamentava la scarsa preparazione di coloro che venivano licenziati dagli istituti superiori.

Il secondo: l’Unione Europea, esaminando i profili professionali dei giovani delle nostre scuole e prendendo atto delle difficoltà che gli stessi avevano nel trovare occupazione, invitava l’Italia – per la verità non solo l’Italia – a predisporre opportune misure per aggiornare i profili professionali con opportune modifiche dei programmi scolastici ma anche sottolineava la necessità di rendere più breve il periodo intercorrente tra uscita dal periodo scolastico e l’ingresso nel mondo del lavoro.

Di fronte a queste due situazioni il legislatore italiano e il ministero dell’istruzione hanno deciso e deliberato un percorso scolastico integrativo, quello dell’alternanza scuola-lavoro con l’obiettivo specifico di rendere più stretto il contatto tra mondo della scuola e quello delle imprese, pensando nella sostanza di assegnare all’imprenditore un compito di vera e propria docenza. Durante il periodo di alternanza appunto è l’impresa chiamata ad insegnare e, di conseguenza, ad offrire agli allievi in alternanza gli aggiornamenti tecnici che la scuola fatica ad offrire.

Il modulo di alternanza scuola-lavoro

Il modulo di alternanza presenta diversi vantaggi ma, nello stesso tempo, va opportunamente costruito con tutta una serie di passaggi che non possono essere né trascurati né sottovalutati, pena il fallimento.

Innanzitutto i soggetti che sono coinvolti devono essere convinti del ruolo e della loro posizione. Guardando il lavoro di questi anni, per quanto riguarda questo punto, si deve registrare che non sempre c’è stata una conoscenza precisa di questo ruolo sia da parte delle scuole sia da parte delle imprese. Molto spesso si è registrato un comportamento non preciso da parte degli istituti scolastici che hanno permesso ai collegi docenti di scegliere il tutor non in base alle competenze specifiche richieste dal progetto ma in base alle disponibilità di orario dei docenti. Troppe volte a svolgere il ruolo di tutoraggio sono stati individuati, ad esempio, insegnanti di educazione fisica.

Anche le imprese non sono esenti da responsabilità. È capitato, infatti, che non hanno avuto coscienza piena del loro ruolo gli imprenditori, che non hanno colto fino in fondo le caratteristiche del loro compito, perché non sempre dall’imprenditore è stata colta la sua funzione di docente. In alcuni casi, infatti, dopo aver dato il proprio assenso al progetto, qualche titolare di azienda ha pensato di poter utilizzare gli studenti come propri dipendenti assegnando loro compiti e funzioni non sempre idonei a garantire un potenziamento delle loro competenze.

Quanto si è appena affermato trova un puntuale riscontro nelle proteste studentesche. Si devono evidenziare in questi casi due elementi importanti. Da un lato è stato violato lo spirito della legge che esclude in modo categorico l’utilizzo dei giovani in attività aziendali in sostituzione di personale effettivamente dipendente nella struttura produttiva.Dall’altro quanto mai fondata la protesta degli studenti che si sono sentiti strumentalizzati e sfruttati dall’azienda , che avrebbe dovuto avere in base all’impostazione normativa, un ruolo diverso, molto diverso.

Il progetto

Le direttive ministeriali hanno introdotto con l’istituto dell’alternanza scuola-lavoro il progetto, inteso come descrizione analitica, delle fasi operative e come esplicitazione degli obiettivi da raggiungere.

Appare subito molto importante un elemento: il progetto deve essere costruito sullo studente, che deve contribuire alla sua realizzazione. Il progetto deve pertanto essere utile all’apprendimento del soggetto per il quale è costruito.

Tutto questo non sempre è stato fatto. Esistono, infatti, agli atti molti progetti “fotocopia” e, di conseguenza, progetti che non hanno tenuto conto né delle aziende per le quali sono stati realizzati, né delle caratteristiche della personalità dell’allievo, ma soprattutto non hanno tenuto conto delle sue esigenze formative.

Come appare del resto facilmente intuibile, queste esigenze – aspettative variano da soggetto a soggetto. Ovviamente la costruzione del progetto – e questa è un’ulteriore osservazione – richiede una precisa conoscenza specifica e richiede anche un apporto specifico da parte dell’imprenditore che si appresta a ricevere l’allievo in azienda.

Un ulteriore elemento che non sempre è stato inserito nel progetto è il monitoraggio che, nelle sue tre fasi – ante, in itinere, ex post – permette di seguire il progetto dalla fase di concepimento alla fase conclusiva. Poca attenzione è stata dedicata al monitoraggio, con conseguenze negative per quanto riguarda i risultati. Non sfugge, infatti, che un monitoraggio in itinere avrebbe evitato tutte quelle serie di critiche che sono piovute sull’alternanza scuola-lavoro.

scuola lavoro

Un riesame

Fatte tutte queste considerazioni si possono trarre alcune linee operative per ripensare il modulo. Prima di tutto una valutazione positiva. L’obiettivo dell’istituto di alternanza scuola-lavoro è positivo e, quindi, questa proposta educativa non deve essere eliminata. Oggi, infatti, è un dato certo quello della necessità di un più profondo legame tra mondo della scuola e mondo del lavoro.

È altrettanto assodato che, nonostante gli sforzi ed i tentativi, il collegamento tra le due realtà è ancora insoddisfacente. Quindi non eliminazione, ma rivisitazione progettuale.

Da un lato la scuola non deve intendere l’alternanza come un percorso burocratico, in altre parole un pacco di fogli da compilare, ma deve prendere coscienza che si tratta di un importante percorso didattico. Questo comporta anche il coinvolgimento nel progetto di docenti non “estratti a caso” ma di insegnanti dotati delle competenze professionali specifiche.

Dall’altro le imprese che aderiscono al progetto devono essere consapevoli della loro missione. Con l’adesione, infatti, accettano di diventare docenti, e quindi di contribuire alla formazione degli studenti loro affidati, che non devono, in questa fase , essere considerati “merce lavoro”.


Un’ultima considerazione: il progetto di alternanza, redatto dalla scuola e dall’impresa, non deve essere considerato un documento immodificabile, ma deve essere usato come uno strumento possibile di modificare in base a quanto emerge dal monitoraggio.

Con queste prime considerazioni si possono porre le premesse di un positivo utilizzo dell’alternanza scuola-lavoro.

Prof. Franco Peretti
Esperto di metodologie formative

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Franco Peretti

Professore ed esperto di diritto europeo

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