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Scuola, un documento importante per sottolineare le prospettive

In questi giorni ho riletto il documento “Scuola ed emergenza Covid-19”, predisposto circa un anno fa, per la precisione pubblicato il 27 maggio 2020 da una commissione voluta dall’ex ministra Lucia Azzolina e presieduta dal professore Patrizio Bianchi, attuale titolare del dicastero dell’Istruzione. Si tratta di un lavoro interessante per due ordini di motivi.

Il primo: il testo rappresenta oggi, nella sostanza, il vademecum del prof. Bianchi per la gestione del suo incarico. Con una battuta si potrebbe dire che si tratta del suo saggio in previsione della sua assunzione dell’incarico governativo. In queste pagine sono indicate, infatti, molte ipotesi di lavoro che in queste settimane incominciano a diventare linee operative.

Leggendo il rapporto che formalmente doveva servire a traghettare l’anno scolastico 2019-2020 a quello successivo, si trovano tratteggiati dei percorsi concreti che vanno ben oltre un anno scolastico. Del resto, nel citato rapporto è esplicitamente detto che quanto viene proposto non può servire solo a risolvere i contingenti problemi che la pandemia ha generato, ma deve servire a costruire la scuola degli anni futuri.

Il secondo: mi ha colpito ed interessato anche un altro elemento. Si tratta di un testo che presenta una peculiarità molto importante per alcuni versi unica. La scuola viene vista non come istituzione separata dal contesto economico e sociale, ma viene invece vista come struttura che deve operare con gli altri organismi del nostro tempo per contribuire alla formazione della persona, affinché sia in grado di essere protagonista di questa società, la quale presenta due caratteristiche che spesso, nella programmazione didattica, sono lasciate ai margini: la globalizzazione e le nuove tecnologie della comunicazione.

A ben guardare, un aspetto positivo della pandemia è stato quello di evidenziare l’importanza in determinate circostanze della didattica a distanza. Per inciso si può dire che per la DaD vanno evitati i due estremi: condanna totale o assoluzione generale, perché la didattica a distanza presenza luci ed ombre, ma va tenuta in giusta considerazione.

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(Photo by Taylor Wilcox – Unsplash)

Come collocare l’istituzione scuola

Da un esame attento dell’istituzione scolastica emerge un dato ben presente nella relazione predisposta dalla commissione presieduta dal prof. Bianchi: l’istituzione scolastica italiana è ancora poco collegata con il territorio nel quale opera ed è ancora lontana dall’offrire una preparazione rispondente a quelle che sono le peculiarità della società contemporanea.

Per quanto riguarda il primo punto, quello del collegamento con il territorio, si deve rilevare come ancora non abbia trovato sufficiente spazio concreto, quindi non formale – nonostante siano passati più di vent’anni – la legge Bassanini che, per molti aspetti, ha introdotto un capovolgimento del sistema otto-novecentesco. Questo sistema prevedeva un’organizzazione accentuata dell’attività amministrativa, quella scolastica compresa.

Non sfugge del resto a nessuno anche il ruolo fondamentale del Ministero dell’istruzione che, con le sue circolari, imponeva la linea dalle Alpi alla Sicilia, senza tenere in nessuna considerazione le esigenze particolari. Direi di più. Anche quando qualche esigenza particolare veniva presa in considerazione, questa attenzione era presentata come atto di “benevolenza del sovrano”, invece di essere considerata come una legittima e fondata richiesta della realtà locale.

I decreti Bassanini introducono, come dicevo prima, un capovolgimento di impostazione: la realtà territoriale, con la sua cultura, le sue tradizioni e le sue esigenze sociali, le sue peculiarità economiche, le sue aspettative proiettate nel futuro devono, nel rispetto delle linee generali che garantiscono nel complesso il quadro nazionale, essere prese sempre in considerazione. La scuola oggi deve usare l’autonomia, che comunque non significa anarchia, per costruire percorsi formativi validi a permettere ai suoi allievi di diventare cittadini qualificati e capaci di capire la realtà nella quale operano.

(Photo by Kelly Sikkema – Unsplash)

Le competenze

La scuola inoltre, come nel documento è sottolineato in modo efficace, oggi deve tenere conto, nel formare gli allievi, che sono decisamente cambiate le competenze. A ben guardare, infatti, per buona parte del Novecento le competenze, che per tramite dell’istituzione dovevano essere trasmesse, si potevano riassumere, senza essere eccessivamente criticate, nell’espressione: “saper leggere far di conto”.

Ovviamente, ed è appena il caso di sottolinearlo, si tratta di un modo di dire, anche se nella sostanza – ed è questo un elemento tipico dei modi di dire – una concreta verità c’era. Nei nostri giorni non è più così. Quando si parla delle competenze del cittadino in grado di essere all’altezza del suo ruolo, si presuppone ben altro.

Innanzitutto in ogni individuo deve esserci una forte predisposizione alla comprensione dei sempre più complessi sistemi nei quali siamo inseriti. È necessario quindi che ogni persona sappia comprendere la realtà nella quale vive, avendo una conoscenza precisa della complessità dei sistemi e avendo conoscenza degli strumenti con i quali contribuire a governarli, ben sapendo che si tratta di qualcosa di non statico ma dinamico, in continua evoluzione.

In secondo luogo deve avere una capacità di apprendimento sempre più rapido, con la consapevolezza della rapida trasformazione degli strumenti tecnologici. In terzo luogo deve esserci nel singolo individuo la disposizione, almeno tendenziale, alla creatività delle soluzioni, necessarie per risolvere i problemi che si presentano. L’ultima componente, non meno importante, della nuova competenza è la predisposizione ad un efficace lavoro di gruppo.

Come si vede, sono nuove le caratteristiche delle competenze riferibili all’uomo che vuole essere protagonista dell’Umanesimo del XXI secolo, chiamato ad avere conoscenze scientifiche, mentre nel passato tendeva a privilegiare le conoscenze umanistiche.

Questo argomento, che certamente è molto stimolante, è affrontato anche in diversi capitoli del rapporto. Di questo vorrò parlare nei prossimi tre articoli.

Prof. Franco Peretti
Esperto di metodologie formative

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Franco Peretti

Professore ed esperto di diritto europeo

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