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Scuola, i primi cento giorni (o quasi) del ministro Patrizio Bianchi

Mi è venuta oggi una tentazione alla quale cedo volentieri: fare una rapida sintesi sulle riflessioni che mi sono nate esaminando il lavoro, non certamente facile, del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. È ovvio che si tratta di un bilancio del tutto particolare, provvisorio, perché non è assolutamente giusto e generoso valutare le azioni di una persona nel periodo in cui sta prendendo dimestichezza e familiarità con l’ambiente nel quale è chiamato ad operare.

Non è, infatti, un caso se in alcuni Stati i governanti non sono soggetti a critiche nei primi loro cento giorni di attività. Voglio, dunque, andare contro corrente non per cercare elementi di criticità negativa nell’operato del ministro Bianchi, ma per cercare gli indizi preliminari di quello che sarà il suo impegno e, di conseguenza, cercare di tracciare gli scenari futuri del suo lavoro. Dico subito che in questa ricerca ho trovato elementi che mi fanno ben sperare.

Elementi positivi immediati

La prima sensazione che ho avuto e continuo ad avere, anche perché ho conosciuto in altre circostanze personalmente il ministro, è la conferma della sua concretezza. Appena arrivato al ministero, infatti, ha preso atto della situazione esistente e ha scelto di iniziare la sua navigazione utilizzando i mezzi messi a sua disposizione. Non solo, ha avvertito l’esigenza di eliminare una serie di incertezze collegate alle “correnti di pensiero” presenti nel ministero.

Valga per tutto un esempio: ha sciolto, nel giro di pochi giorni – e questo è già un piccolo miracolo, conoscendo i tempi ministeriali – i vari dubbi sugli esami di stato per dare quel minimo di certezze necessarie agli studenti interessati, decidendo di conservare la prassi dell’anno scorso per un motivo molto semplice: le regole del gioco non si devono cambiare a gioco iniziato.

Questa concretezza gli deriva sicuramente dal fatto che non solo è uomo di scuola, avendo svolto l’attività di docente, di rettore di università e di assessore all’istruzione della regione Emilia Romagna, ma è anche uomo di buon senso, portato per inclinazione naturale a privilegiare le soluzioni realizzabili.

Credo che a suo favore possa essere iscritta anche la linea di partire dall’esistente, in modo particolare da quanto in termini positivi è stato fatto per costruire il futuro della scuola. Può sembrare questa un’osservazione banale, ma non lo è. Chi ha un po’ di memoria storica sa come spesso i nuovi ministri puntavano a modificare quanto era stato fatto dai predecessori al fine di poter mettere il proprio nome alle riforme introdotte. Il risultato di questo modo di agire è stato unico: le riforme sono state di breve durata, mentre costante è stato il danno alla scuola.

Bianchi, invece, ha subito riconosciuto il lavoro positivo, quindi da conservare, dei ministri che lo hanno preceduto – ovviamente non ha sottaciuto gli errori – ma anche l’impegno delle regioni in ambito del trasporto scolastico. Ha dichiarato pertanto di partire da questi presupposti.

Un ulteriore aspetto positivo immediato: ha incontrato subito i sindacati per affrontare le problematiche del personale. Anche per quanto riguarda i rapporti con il sindacato della scuola, il suo modo di agire è stato schietto. Essendo uomo politico di lungo corso, all’incontro si è presentato con sue ipotesi di lavoro. In altre parole ha scelto di essere propositivo e, quindi, di mettere gli interlocutori nella condizione di incominciare a discutere segnando la linea di ragionamento del ministro e, sotto certi aspetti, subendo l’autorevolezza del rappresentante del governo. Il dialogo posto in essere certamente avrà momenti di duro confronto, perché le problematiche del personale della scuola non sono poche né di poco conto, ma in ogni caso, e il ministri ha dimostrato di saperlo, è il duro confronto uno dei pochi mezzi efficaci, che vanno nella direzione di comporre i conflitti.

Patrizio Bianchi
Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi (Twitter)

Gestione del presente

Le osservazioni e considerazioni appena esposte mi permettono, confortato anche da una serie di dichiarazioni fatte dallo stesso Bianchi, di capire la sua strategia nell’immediato. Molti hanno parlato di transizione, per fare riferimento a questo anno scolastico, altri hanno parlato invece di “traghettare”, per richiamare l’attività del ministro. A me piace di più l’espressione usata dallo stesso Bianchi per definire i suoi primi mesi di lavoro. Il ministro ha chiamato questo periodo “anno costituente”. È certamente questa un’espressione molto azzeccata.

A chi ha, infatti, qualche cognizione di storia del diritto costituzionale, non sfugge che proprio nel periodo della scrittura della costituzione, i padri costituenti hanno fatto un lavoro di riflessione per costruire la nascente Repubblica, ma hanno fatto anche una profonda disamina delle dottrine, relative alle teorie politiche e alle esperienze di altre nazioni per arrivare poi alle scelte istituzionali, che hanno posto le fondamenta del nostro Stato. Bianchi in questo anno si è posto come modello da seguire quello del padre costituente. Studierà, valuterà e poi, per non smentire la sua concretezza, indicherà la via da seguire.

Nella sostanza, quindi, il responsabile del dicastero di via Trastevere si pone come obiettivo di arrivare al prossimo anno scolastico con una serie di proposte operative. Certamente in testa all’elenco c’è quella di arrivare al 100% delle ore di lezione in presenza, senza ovviamente cancellare gli aspetti positivi – quelli cioè dimostratisi validi da un punto di vista effettivo – della DaD. Tra l’altro va aggiunto che in questa sua prima attività ha introdotto una serie di iniziative per il periodo estivo che, sia pure con tutte le difficoltà del caso per quanto riguarda la loro realizzazione, possono rappresentare anche un’occasione per il recupero di parte del tempo bruciato dalla pandemia.

La filosofia sottesa

Ho volutamente lasciato alla fine qualche considerazione di carattere generale. So che il ministro Bianchi è, come ho già detto più volte anche in questo scritto, uomo d’azione, ma Bianchi inserisce il suo modo di agire il suo agire in un contesto molto preciso e definito. Allora richiamo qui due elementi di questa sua visione della scuola.

Il primo: il ministro è convinto – e per questo è in compagnia di personaggi illustri, basta leggere quel che scrive papa Francesco – che per un’attività efficace nel campo della formazione della persona è necessario un patto educativo, un patto cioè che coinvolga più soggetti, a cominciare dalla famiglia per arrivare alla scuola, comprendendo associazioni ed enti locali. Mi auguro, a questo proposito che, essendo il ministro responsabile in senso generale dell’istruzione, riesca a mettere a disposizione anche quelle figure necessarie all’attuazione della scuola inclusiva.

Penso ad esempio a questo proposito alla opportuna presenza nella struttura scolastica del pedagogista, professionista molto utile nella costruzione dei percorsi scolastici individuali. Non si deve infatti dimenticare, che una volta riconosciuto come diritto della persona il diritto dell’apprendimento, attuazione di questo diritto richiede la costruzione di progetti didattici su misura di allievo e il pedagogista garantisce che siano rispettate queste misure.

La scuola deve avere, inoltre, operatori preparati. Da qui la necessità di garantire l’aggiornamento del personale della scuola. Del resto, la recente pandemia ha messo in evidenza quanto la preparazione del personale sia necessaria per garantire la fondamentale flessibilità che a volte le urgenze richiedono. La DaD, del resto, ha dato risultati più positivi nelle strutture scolastiche dotate di personale opportunamente aggiornato. Anche su quest’ultimo argomento ho notato non solo una promessa di attenzione da parte del ministro, ma pure sue scelte precise collegate ad impegni di risorse nelle varie voci del bilancio dello Stato.

Considerazione finale

Mentre oso sperare in un incontro-intervista con il ministro, per approfondire alcune tematiche e mentre oso sperare altresì che la burocrazia ministeriale, con i suoi bizantinismi giuridici, non corra il rischio di bloccare lo slancio positivo e concreto di Patrizio Bianchi, mi sembra di poter chiudere con una valutazione positiva sulle intenzioni del ministro, con la speranza che venga smentito il vecchio adagio che recita “di buone intenzioni sono lastricate le vie della perdizione”.

Prof. Franco Peretti
Esperto di metodologie formative

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Franco Peretti

Professore ed esperto di diritto europeo

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