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Sequestro da 800mila euro di beni a uomo della cosca Mancuso

LIMBADI. Beni per un valore di circa 800 mila euro sono stati sequestrati dalla Guardia di finanza di Catanzaro a Giovanni Campennì, di 53 anni, di Nicotera, ritenuto contiguo alla cosca Mancuso di Limbadi e già condannato in via definitiva per ricettazione e tentata estorsione. Campennì era stato indagato nell’operazione “Mondo di mezzo” che aveva fatto emergere un accordo “imprenditoriale” tra l’associazione romana, riconducibile a Massimo Carminati e Salvatore Buzzi, e il clan Mancuso. In virtù dell’accordo, secondo l’accusa, i Mancuso, per il tramite del loro rappresentante Campennì, avrebbero avviato attività imprenditoriali in collaborazione con l’associazione riferibile a Carminati – in particolare la gestione dell’appalto per la pulizia del mercato Esquilino di Roma – in cambio della possibilità per il clan laziale di svolgere attività economiche in Calabria sotto la protezione della cosca Mancuso.

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Le indagini patrimoniali condotte dagli investigatori del gico del nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Catanzaro, prodromiche all’emanazione del provvedimento di sequestro, hanno consentito di ricostruire in capo al proposto un notevole complesso patrimoniale il cui valore è risultato sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati. Nel dettaglio, è stato accertato che il Campennì ha dichiarato, quale lavoratore dipendente nonché titolare di impresa individuale, redditi del tutto incoerenti con il patrimonio nella sua disponibilità. Il provvedimento di sequestro ha riguardato due ditte individuali, con sede a Nicotera (vv), esercenti, rispettivamente, l’attività di “commercio all’ingrosso di altri mezzi e attrezzature da trasporto” (quella di proprietà del Campennì) e l’attività di “trasporto merci su strada” (intestata alla consorte), due fabbricati e un terreno siti a Nicotera (vv), tre autovetture e diversi rapporti bancari e finanziari, il tutto per un valore complessivo stimato superiore a ottocentomila euro.

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