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Si nutre per anni solo di patatine fritte e diventa cieco

LONDRA. Un adolescente ha perso la vista a soli diciassette anni a causa di una dieta squilibrata seguita per anni. Il ragazzo, di Bristol, mangiava prevalentemente patatine fritte, fatte in casa o industriali, e solo qualche volta pane bianco con prosciutto o salsiccia. A descrivere il caso dell’adolescente sono i medici del Bristol Eye Hospital che lo hanno avuto in cura dopo che la sua vista si era deteriorata fino ad arrivare alla cecità. In effetti, la neuropatia ottica nutrizionale è curabile, a patto che sia diagnosticata e curata per tempo. Diversamente le fibre nervose nel nervo ottico muoiono e il danno diventa permanente.

Fin dagli anni delle elementari – come si legge sugli “Annals of Internal Medicine” – il ragazzo aveva eliminato dalla sua dieta la quasi totalità degli alimenti. A 14 anni era andato dal medico di famiglia perché si sentiva stanco e malato: il suo peso era normale e non prendeva farmaci e le analisi mostrarono una carenza di vitamina B12, trattata con degli integratori, a cui il medico aveva aggiunto delle indicazioni alimentari. Ma il ragazzo a quanto pare non ha seguito le indicazioni del medico e non ha migliorato la sua alimentazione.

Con il passare del tempo quella dieta a base di patatine gli ha provocato una grave carenza vitaminica (oltre alla B12 anche quella di altre sostanze importanti, come la vitamina D e alcuni minerali, in primis rame e selenio) che lo ha portato alla cecità. Già a quindici anni il ragazzo aveva sviluppato problemi di udito e vista e a diciassette le sue capacità visive sono arrivate al livello di cecità legale. Il giovane non è più in grado di leggere e guardare la televisione. Può ancora camminare da solo perché ha conservato la visione periferica.

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Piero Abrate

Giornalista professionista dal 1990, in passato ha lavorato per quasi 20 anni nelle redazioni di Stampa Sera e La Stampa, dirigendo successivamente un mensile nazionale di auto e il quotidiano locale Torino Sera. È stato docente di giornalismo all’Università popolare di Torino.

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