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Sud Sudan: a 9 anni dall’indipendenza, un popolo stremato dalla guerra e affamato dalla pandemia

Il Sud Sudan festeggia il 9 luglio la sua indipendenza. Al più giovane stato al mondo, nato dopo lo storico referendum del 2011 e che vive ancora oggi una difficile situazione politica e sociale, Caritas Italiana dedica il suo 58° Dossier con Dati e Testimonianze “Pace a singhiozzo. Un popolo stremato dalla guerra, in un continente affamato dalla pandemia“.

Per il Sud Sudan questi nove anni sono stati difficili: una guerra civile che ha lasciato centinaia di migliaia di morti, una popolazione stremata e in fuga con milioni di sfollati interni e di rifugiati che gravano su Paesi vicini altrettanto fragili, un territorio privo di infrastrutture importanti e delle ricchissime risorse naturali che non riescono a garantire sicurezza e stabilità, un lento processo di pace, tra firme di accordi e cessate il fuoco mai rispettati, più volte rinviati e sfociati sempre in nuovi scontri di cui pagano le conseguenze tanti poveri.

Sud Sudan

Una crisi tra le più dimenticate, ma non da papa Francesco, e da tanti esponenti della Chiesa rimasti con la gente a prendersi cura di questa “casa comune” così martoriata. Hanno alzato le loro voci, appellandosi al perdono e al dialogo per il superamento delle divisioni etniche e degli interessi di pochi e tornare a quella unità che si cementò nel lungo periodo di lotta per l’indipendenza dal vicino Sudan.

Una crisi complessa, aggravata dalla pandemia di Covid-19 che, così come nel resto dell’Africa, accresce la fame più di quanto non affolli i pochi ospedali.

Se il Paese vuole avere futuro occorre un impegno comune verso i seguenti obiettivi: formazione e riconciliazione a livello politico, militare e comunitario, trasparenza nella gestione delle risorse naturali e lotta alla corruzione, coerenza delle politiche e approccio integrato tra risposta umanitaria, riabilitazione, sviluppo e pace, investimenti efficaci in infrastrutture e servizi primari, dare priorità a giovani e donne come attori di cambiamento.

La Caritas Italiana vanta un impegno trentennale nella regione a sostegno delle fasce più vulnerabili e dei milioni di sfollati interni e rifugiati in altri Paesi, in appoggio alla Chiesa locale e in coordinamento con la rete Caritas internazionale. Prima in Sudan, in particolare in Darfur, nella regione dei Monti Nuba e in altre aree, poi anche in Sud Sudan, dove sin dalla nascita della Caritas nazionale, dopo l’indipendenza, ha sostenuto il processo di formazione del personale e di rafforzamento istituzionale, nonché alcuni progetti di formazione sanitaria e di sviluppo agricolo.

Dopo lo scoppio della guerra civile, l’impegno si è concentrato nell’aiuto umanitario a profughi e sfollati, principalmente in ambito sanitario, alimentare-nutrizionale, educativo e di peacebuilding. Dal 2016 a oggi, l’intervento della Caritas si è intensificato grazie ai molteplici contributi della Conferenza Episcopale Italiana con fondi dell’8×1000 alla Chiesa Cattolica e grazie al collegamento con diverse realtà locali. Attualmente e per i prossimi anni, l’impegno più importante è il sostegno al piano triennale di Caritas Sud Sudan nelle sette diocesi del Paese. Complessivamente dal 2011 a oggi sono stati impiegati oltre 4,6 milioni di euro.

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