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Test d’ingresso a Medicina: spaventa la nuova formula

ROMA. Il test d’ingresso a Medicina e Odontoiatria inaugura la stagione delle prove d’accesso per le facoltà ad accesso programmato nazionale. Un appuntamento, quello di oggi, martedì 3 settembre, a cui si presentano studenti mossi più da aspirazioni personali che dalle prospettive lavorative. Ma che, nella maggior parte dei casi, per prepararsi a dovere hanno speso centinaia di euro. Spaventa la nuova struttura del questionario. Il Miur, infatti, ha deciso di mettere mano alle domande contenute nel questionario: meno quesiti di logica e più domande di cultura generale. Una circostanza che spaventa non poco gli studenti. Per il 64% degli iscritti, infatti, la prova si preannuncia più complicata rispetto al passato; per il 19% non cambierà granché, sarà comunque difficile; solo il 17% accoglie la novità favorevolmente. Nel recente passato, infatti, il ruolo della cultura generale era “simbolico”, solo 2 quesiti su 60. Il che permetteva di tralasciare o quasi lo studio nozionistico e sterminato di questa disciplina a favore di quelle caratterizzanti come matematica, fisica, chimica, biologia e logica. Materia, quest’ultima – temuta perché di fatto non codificata in un insegnamento scolastico come le altre – che comunque va studiata, non essendo stata eliminata del tutto.

Ma gli aspiranti medici (o odontoiatri) sono tipi determinati, difficilmente si lasciano scoraggiare: l’importante è arrivare all’obiettivo. Per questo la maggior parte di loro ha iniziato a prepararsi per il grande giorno con largo anticipo: il 30% da almeno due mesi, il 14% da oltre quattro mesi, il 31% già all’inizio del 2019 aveva messo nel mirino i quiz. In che modo si sono preparati? Soprattutto con libri specifici (43%). In alternativa, ci si è affidati alle simulazioni online (16%) o ai corsi di preparazione (12%). In tanti però – circa 1 su 5 – per non lasciare nulla al caso e tentare di aumentare le chance di successo, hanno usato tutti gli strumenti appena elencati. Meglio abbondare.

Numeri alla mano, sono sempre di più i ragazzi che aspirano al camice bianco più prestigioso: per il 2019/2020 si sono iscritti in 69mila, 2mila in più rispetto a dodici mesi fa. Probabilmente una delle cause è il parallelo aumento del numero dei posti disponibili: stavolta sono 11.568 per medicina (anche qui circa 2mila in più) e 1.133 per Odontoiatria (erano 1.096). Un’altra ragione di tale affollamento può risiedere nelle opportunità di carriera: secondo i più recenti dati Almalaurea, a cinque anni dalla laurea il tasso di occupazione è pari al 92,4% con uno stipendio medio netto di circa 2.000 euro. Sono numeri decisamente superiori alla media, ma non sono decisivi per i candidati. Almeno nella scala di valori espressa.

Stando a quanto sostengono i diretti interessati, infatti, la molla che spinge quasi tutti a tentare una selezione così competitiva – passerà solo 1 candidato su 6 – è un’altra: per tre quarti di loro (75%) è la passione. Quasi irrilevanti le prospettive occupazionali (prioritarie per il 12%) e di guadagno (determinanti per l’8%). Su questo aspetto lo scarto con altre facoltà a numero chiuso è evidente: prendendo in considerazione l’intero campione – che comprende anche chi si cimenterà con le altre prove d’accesso nazionali – il peso della passione si ferma al 66%, rimontata dalla dimensione lavorativa (15%).

In caso di insuccesso il 64% finirà per iscriversi a un corso simile per poi riprovare il test l’anno prossimo. Non è un caso che, escludendo i neodiplomati (che per forza di cose sono al debutto), tra gli altri – quasi un terzo del totale dei candidati – in tantissimi sono al secondo (66%) se non al terzo (17%) anno di tentativi. Anche qui Medicina rappresenta un unicum: la media generale, comprensiva dei partecipanti ai quiz di tutte le facoltà ad accesso programmato, fa fermare al 56% la quota dei tenaci pronti a riprovarci, mentre saranno meno di 7 su 10 quelli al secondo o terzo tentativo.

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