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Vino e formaggi italiani, da Coldiretti allarme Brexit e guerra degli inglesi

ROMA. La Brexit è una faccenda che si fa ogni giorno sempre più intricata, in attesa che il 29 gennaio il parlamento britannico esamini la proposta B di Theresa May, il cui esito sembra in bilico.

In termini pratici il mancato avvio della Brexit ha delle pesanti conseguenze anche sul nostro Paese. Infatti sta incidendo in modo pesante  sull’agroalimentare italiano in Gran Bretagna, dove si teme di dover pagare un conto da 3 miliardi e 400 milioni sul fronte dell’export per effetto dei dazi e dei ritardi doganali che scatterebbero con il nuovo status di Paese Terzo rispetto all’Unione Europea.


Dati e denuncia arrivano da Coldiretti, in riferimento al pacchetto di misure elaborato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze per garantire la piena continuità dei mercati e degli intermediari in caso di recesso del Regno Unito. Il prodotto più colpito è il Prosecco Dop, simbolo del Made in Italy in Gran Bretagna, che rischia di essere pesantemente penalizzato dopo il boom di vendite del 2018, che hanno sfiorato i 350 milioni di euro, con un aumento in valore del 6% rispetto all’anno precedente. “Si tratta – sottolinea la Coldiretti – del risultato di una crescita ininterrotta da circa un ventennio che ha reso il Prosecco la bevanda italiana preferita dagli inglesi. Dopo il vino, che complessivamente fattura sul mercato inglese quasi 800 milioni di euro, al secondo posto tra i prodotti agroalimentari italiani più venduti in Gran Bretagna c’è l’ortofrutta”. Rilevante è anche il ruolo della pasta, dei formaggi e dell’olio d’oliva. Interessanti volumi anche per i pelati e le polpe di pomodoro, per i formaggi (Grana Padana e Parmigiano Reggiano).

“La mancanza di un accordo è lo scenario peggiore – osserva il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – perché rischia di rallentare il flusso dei nostri prodotti,  ma ci preoccupa anche il rischio che con l’uscita dall’Unione Europea si affermi in Gran Bretagna una legislazione sfavorevole all’esportazioni agroalimentari italiane”.

Un esempio è l’etichetta nutrizionale a semaforo, che non tiene conto delle quantità effettivamente consumate, bensì solo della generica presenza di un certo tipo di sostanze nei prodotti, che si sta diffondendo in gran parte dei supermercati inglesi che boccia ingiustamente quasi l’85% del Made in Italy a denominazione di origine (Dop). Tutto ciò porta a conclusioni fuorvianti “arrivando a promuovere cibi spazzatura come le bevande gassate dalla ricetta ignota – è la denuncia preoccupata di Coldiretti – e boccia il Parmigiano Reggiano o il Prosciutto di Parma”, ma anche un elisir di lunga vita come l’olio extravergine di oliva.

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