• IL SANTO DEL GIORNO

24 aprile: San Fedele, sacerdote cappuccino e martire

Marco Reyd, futuro cappuccino fra Fedele, nasce a Sigmaringen, in Germania, il primo ottobre 1577 da una famiglia di origine fiamminga. Dapprima studiò nel collegio gesuita di Friburgo, dove si laureò in filosofia, in seguito all’università della stessa città conseguì il dottorato in utroque jure: iniziò così a dedicarsi all’attività forense, ma rimase presto deluso da questa professione. Soggiornò per sei anni in diverse città d’Italia, di Spagna e di Francia, impartendo ai giovani e nobili allievi utili insegnamenti che lo fecero ribattezzare con l’appellativo di “filosofo cristiano“.

Nel 1612 decise di fare ritorno in Germania ed entrare, insieme a suo fratello, tra i cappuccini del convento di Friburgo dove fu ordinato sacerdote. Approfonditi gli studi teologici a Costanza, divenne “padre guardiano” del convento di Rheinfelden, poi di quello di Friburgo e infine di quello di Feldkirch. Mentre ricoprì l’incarico di guardiano al convento di Weltkirchen gli abitanti della regione ebbero modo di ammirare la sua straordinaria carità e coraggio nell’assistenza ai colpiti dalla peste.

san fedele
Chiesa di San Fedele, Milano.

Dalla Congregazione di Propaganda Fide ottenne l’incarico di recarsi nella Rezia, in piena crisi protestante. Le conversioni furono numerose, ma l’intolleranza di molti finì per creare attorno al santo predicatore una vera ondata di ostilità, soprattutto da parte dei contadini calvinisti del cantone svizzero dei Grigioni, scesi in guerra contro l’imperatore d’Austria. Ma il frate continuò impavido la sua missione, recandosi di città in città a tenere corsi di predicazione.

“Se mi uccidono – ripetè ai confratelli, partendo per Séwis – accetterò con gioia la morte per amore di Nostro Signore. La riterrò una grande grazia”. E’ poco meno d’una profezia. A Séwis, durante la predica, si usì qualche sparo. Fra Fedele portò ugualmente a termine la predica e poi si riavviò verso casa. All’improvviso gli vennero incontro una ventina di soldati, capeggiati da un ministro, che in seguito si sarebbe convertito. Gli intimarono di rinnegare quanto predicato poco prima. “Non posso, è la fede dei vostri avi – risponse il frate –. Darei volentieri la mia vita perché voi tornaste a questa fede”.

Colpito pesantemente al capo, ebbe appena il tempo di pronunciare parole di perdono, prima di essere abbattuto a colpi di spada. Era il 24 aprile 1622. Successivamente venne canonizzato nel 1746 da Benedetto XIV.

Alessio Yandusheff Rumiantseff

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Alessio Yandusheff-Rumiantseff

Sacerdote cattolico, nato a San Pietroburgo nel 1973, attualmente vive a Roma dove svolge il suo servizio pastorale ed accademico. Dottore in Teologia e professore. Ha compiuto gli studi in genetica a San Pietroburgo, in filosofia in Liechtenstein e in teologia alla Pontificia Università Lateranense e alla Pontificia Università Gregoriana di Roma. È cappellano della Facoltà di Economia dell'Università La Sapienza. Collabora con le riviste teologico-filosofico-storiche "Traditio viva" e "Folia petropolitana" in qualità di redattore e traduttore.

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