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4 luglio, violenti scontri davanti alla Casa Bianca

WASHINGTON. E’ stato un 4 luglio piuttosto movimentato quello che si è vissuto a Washington dove, in occasione del discorso del presidente Trump, le forze dell’ordine hanno dovuto faticare (e non poco) per sedare i violenti scontri che si sono verificati davanti alla Casa Bianca tra supporter del tycoon e militanti dell’estrema destra da una parte e manifestanti anti-Trump dall’altra. Due bandiere americane – probabilmente imbevute di benzina vista la rapidità con cui si sono consumate – sono state date alle fiamme. Quattro persone sono state arrestate. La tensione è rimasta alta per ore mentre il maltempo ha ritardando l’inizio delle fastose celebrazioni per l’Independence Day volute dal presidente americano.

“L’America di oggi è più forte che mai”, ha esordito il presidente sotto una pioggia battente ma sottile che finalmente ha rinfrescato l’aria dall’afa delle ore precedenti. Donald Trump, dopo essere salito sul palco attrezzato sotto la statua di Lincoln, ha arringato la nazione, da dietro un vetro antiproiettile, rivolgendo quel “Tributo all’America” che per giorni ha fatto litigare democratici e trumpiani. “Presto pianteremo la nostra bandiera su Marte”, ha aggiunto, descrivendo l’America come “il Paese più eccezionale della storia”. E non solo per aver conquistato la luna ma “per aver abolito la schiavitù, per aver conquistato i diritti e dato alle donne il diritto di voto, per la musica, il jazz, il rock and roll, il Superball, i grattacieli, i ponti sospesi, l’industria dell’auto”.

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Piero Abrate

Giornalista professionista dal 1990, in passato ha lavorato per quasi 20 anni nelle redazioni di Stampa Sera e La Stampa, dirigendo successivamente un mensile nazionale di auto e il quotidiano locale Torino Sera. È stato docente di giornalismo all’Università popolare di Torino.

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