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Nella Giornata contro la violenza sulle donne, 2 casi di femminicidio

Proprio oggi 25 novembre nel giorno in cui si celebra la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le donne ed il Presidente della Repubblica Mattarella ha affermato con fermezza che “Spezzare la catena della violenza contro le donne significa contrastare ogni abuso“, due donne sono rimaste vittime di femminicidio.

Due casi di femminicidio: A Padova ed in Calabria

Il primo caso si è verificato a Cadoneghe, in provincia di Padova, dove un uomo di 40 anni, di origine marocchina, ha ucciso nel sonno la moglie, anch’ella marocchina, trafiggendola con una coltellata al petto. La coppia aveva tre figli, pare che l’uomo abbia agito ‘pazzo’ di gelosia e che l’episodio mortale sia avvenuto a seguito di precedenti tentativi di violenza verbale e fisica, tant’è che la moglie lo aveva già denunciato in quanto il marito, stando al resoconto, ‘le aveva riferito che aveva avuto la tentazione, una notte, di accoltellarla alla schiena. Ed aveva piazzato telecamere in casa per controllarla, certo che la donna avesse un amante’. La vittima si era già allontanata di casa per poi ritornare, mai errore le fu più caro. È stato l’uomo stesso ad avvertire stamane la polizia ‘Venite ho ucciso mia moglie’, una sola coltellata che l’ha trafitta da parte a parte.

Nelle stesse ore un uomo di 36 anni è stato fermato in Calabria con l’accusa, ora confermata, in quanto l’uomo ha confessato l’omicidio, di aver ucciso la sua amante di 51 anni. L’uomo infatti era sposato ed aveva una relazione extra coniugale, possibile che la compagna volesse di più, o che volesse lasciarlo. Il motivo ancora non è chiaro, gli inquirenti parlano di ‘motivi passionali’.

giornata contro violenza donne

Violenza in aumento nel lockdown: uccisa una donna ogni tre giorni

Il questo periodo di lockdown forzato purtroppo i casi di femminicidio sono aumentati, l’aspetto preoccupante è che le donne molto spesso conoscono benissimo il proprio carnefice, perché spesso è il marito, compagno, convivente, amante, insomma una persona di cui fino al momento prima si fidavano, tanto da consentire l’ultima cena, l’ultima chiacchierata o l’ultimo incontro chiarificatore. Senza contare quelli che avvengono direttamente nelle mura domestiche, come il caso di Padova, in cui la moglie era nel letto con il suo stesso assassino.

A ricordare la gravità del fenomeno resosi ancora più acuto dal periodo pandemico é lo stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha affermato: “In questo momento drammatico per il nostro Paese e per il mondo intero le donne sono state particolarmente colpite. La pandemia ha accresciuto il rischio di violenza che spesso ha luogo proprio tra le mura domestiche: si è purtroppo assistito, durante il periodo di lockdown, ad un drammatico aumento della violenza contro le donne che vede tragicamente, a volte, coinvolti anche minori”.

Allarmanti sono purtroppo i dati emersi dal VII Rapporto Eures sul femminicidio in Italia, da cui si evince come nei primi dieci mesi del 2020 le donne vittime di omicidio siano state 91, una ogni tre giorni. L’incidenza del contesto familiare nei femminicidi raggiunge nel 2020 il valore record dell’89%, superando il già elevatissimo 85,8% registrato nel 2019. La coppia continua tristemente a rappresentare il contesto relazionale più a rischio per le donne, si contano negli ultimi 20 anni ben 1.628 vittime tra coniugi, partner, amanti o ex e 56 negli ultimi dieci mesi.

Mattarella in occasione della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne ha invitato gli italiani tutti a “Riflettere su un fenomeno che purtroppo non smette di essere un’emergenza pubblica. Le notizie di violenze contro le donne occupano ancora troppo spesso le nostre cronache, offrendo l’immagine di una società dove il rispetto per la donna non fa parte dell’agire quotidiano delle persone, del linguaggio privato e pubblico, dei rapporti interpersonali“. 

Femminicidio: stop al perdono e all’ultimo appuntamento, puntare sull’autostima

Le donne troppo spesso perdonano, restano in un rapporto ‘malato’, pur consce, della pericolosità dello stesso, per paura, per i figli, perché sperano che il proprio compagno possa cambiare, e qui, a mio avviso, commettono il primo grande errore, spesso fatale, un uomo che usa violenza, di qualsiasi tipo psicologico o fisico, contro la sua donna non la ama, non va giustificato in alcun modo e non può cambiare, se non aiutato dall’esterno.

I dati parlano chiaro spesso le donne che poi restano vittime di violenza avevano già sporto denuncia verso il proprio carnefice, o avevano interrotto una relazione per poi riprenderla confidando nelle promesse del futuro omicida. Molti descrivendo i fatti utilizzano termini che suonano quasi come giustificativi, spesso di leggono interpretazioni sull’accaduto che provano a dare un senso, se un senso può avere un atto tanto abominevole, ‘atto causato forse dell’eccessivo amore’, ‘dall’eccessiva gelosia’, ‘mano spinta dalla paura dell’abbandono’, tutti queste pseudo giustificazioni preoccupano, come si può anche solo lontanamente pensare che dietro ad un omicidio, efferato il più delle volte ed anche premeditato, possa nascondermi ‘eccessivo amore’?

L’amore nulla c’entra con la violenza, con la privazione della libertà dell’altro, l’amore è condivisione, crescere insieme, se i sentimenti vengono meno per uno dei due non esiste ‘eccessivo amore’ che possa obbligare chi vuole uscire da una relazione a restarci perché ‘fa comodo ’ all’altro, non possono esistere giustificazioni in tal senso. La donna non può e non deve perdonare anche ‘solo’ una minaccia verbale da parte del proprio uomo. Sono sempre più fiduciosa che l’inversione di questo assurdo trend possa essere influenzato positivamente anche da un cambio di atteggiamento di noi donne, inutile nascondersi dietro ad una ‘dipendenza affettiva’, una ‘dipendenza economica’ che impediscono a molte, seppur consapevoli, almeno in parte del rischio di vivere con un uomo violento, di porre la parola fine al rapporto, o di chiedere aiuto.

La criminologa Anna Costanza Baldry, il cui pensiero condivido appieno, sostiene in un’intervista rilasciata nel 2014, ma più che mai attuale oggi che uno dei passaggi per uscire da tutto questo consta nel: “lavorare maggiormente sulla propria autostima. Imparare a volersi bene, molto bene. Perché se ti vuoi bene non puoi accettare di essere maltrattata da nessuno, non puoi annullarti”.

Erica Venditti

Erica Venditti

Erica Venditti, classe 1981, dal 2015 giornalista pubblicista. Dall'aprile 2012 ho conseguito il titolo di Dottore di Ricerca in Ricerca Sociale Comparata presso l’Università degli studi di Torino. Sono cofondatrice del sito internet www.pensionipertutti.it sul quale mi occupo quotidianamente di previdenza.

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