MILANO. La Procura generale di Milano ha chiesto in requisitoria una condanna in appello a due anni e sei mesi l’ex governatore lombardo Roberto Maroni per la vicenda delle presunte pressioni per fare ottenere a due sue ex collaboratrici (Maria Grazia Paturzo e Mara Carluccio) un incarico presso un ente di ricerca della Regione e un posto in un viaggio istituzionale a Tokyo in vista dell’Expo 2015. A quei tempi Maroni era ministro dell’Interno.
Il procuratore generale Vincenzo Calia aveva avanzato la stessa richiesta in primo grado, ma l’esponente leghista era stato condannato a un anno di carcere e a 450 euro di multa, con pena sospesa, per il solo reato di “turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente”. Maroni era stato invece assolto dall’altro capo di imputazione, l’induzione indebita, vicenda che riguardava la sua ex collaboratrice Paturzo (non indagata) ai tempi del Viminale. La Carluccio era stata invece condannata in primo grado a sei mesi.
Oggi il pg ha sottolineato come nel caso dell’incarico affidato all’ex collaboratrice Mara Carluccio all’interno di Eupolis, ente di ricerca della Regione Lombardia, tale incarico fosse stato “confezionato ad hoc sul curriculum” di quest’ultima, determinando “un danno” per la pubblica amministrazione. Maroni si è difeso in aula, dichiarando di non aver mai “preteso e imposto nulla a nessuno” nella sua lunga attività politica. La sentenza è attesa per l’8 novembre.