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Acqua ad una svolta: dighe e bacini passano alle Regioni

Le dighe e i grandi impianti idroelettrici italiani si preparano a vivere una nuova e diversa stagione. Diventeranno  infatti proprietà delle Regioni nel momento in cui scadranno le concessioni rilasciate dallo Stato italiano negli ultimi cento anni. Lo stabilisce l’articolo 11-quater del DL Semplificazione appena approvato dalla Camera dei Deputati. La nuova norma prevede che alla scadenza delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche e nei casi di decadenza o rinuncia, tutte le opere di raccolta, di regolazione e di derivazione, principali e accessorie, i canali adduttori dell’acqua, le condotte forzate e i canali di scarico passino, senza compenso, alle Regioni.
Si tratta di un cambiamento complesso, che impegnerà le Regioni a legiferare in materia entro un anno. Dovranno stabilire come mettere a gara le concessioni, ma anche come vengono acquisite a patrimonio delle Regioni queste opere.

Il tema dell’acqua in Italia, come in Europa, è tra i più dibattuti e controversi, sia per quanto riguarda la produzione energetica da dighe, invasi, impianti piccoli o grandi su acqua fluente, sia per la gestione dell’idropotabile. Un caposaldo deve rimanere la libera concorrenza con regole chiare, evitando anche le “colonizzazioni” degli impianti italiani, distribuiti su Alpi e Appennini, da parte dei colossi dell’energia.

Nel nuovo assetto e nel futuro quadro normativo bisognerà stabilire con precisione anche il ruolo dei Comuni. Infatti, oltre ai canoni che i concessionari versano annualmente alle Regioni, sono previsti “sovracanoni” destinati ai Comuni: lo stabilisce la legge 959 del 1953. Il nuovo articolo 11-quater del DL obbliga le Regioni a destinare il 60 per cento dei canoni incassati alle Province, non citando però il ruolo dei Comuni che ospitano gli impianti, ma anche solo attraversati da condotte e toccati da altre opere. Saranno le Regioni, secondo il nuovo dispositivo, a fissare il canone, che Uncem si augura possa essere compatibile con lo “storico” sovracanone destinato agli Enti locali e non sostitutivo. Per i piccoli Comuni, questi denari sono un entrata fondamentale.

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