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Amnesty International “Governo italiano fa liberare dall’Egitto Patrick Zaky “

ROMA. Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, ha espresso soddisfazione per la scarcerazione di Mohamed Amashah, cittadino con doppia cittadinanza Usa ed egiziana, detenuto senza processo in Egitto, e rinnova l’appello al Governo italiano affinché prema col Cairo per la liberazione di Patrick George Zaky. , studente 29enne egiziano iscritto a un master all’Università di Bologna, è in carcere in Egitto per reati d’opinione da più di 150 giorni, da inizio febbraio.

La prossima udienza per il rinnovo o meno della detenzione, dopo estenuanti rinvii spesso senza nemmeno la presenza degli avvocati, sarebbe fissata al 12 luglio. Nei giorni scorsi l’Egitto ha annunciato una grazia per 530 detenuti per decongestionare le carceri e Amnesty chiede che il Governo italiano faccia pressione affinché lo studente dell’Alma Mater possa beneficiarne. Pochi giorni fa alla famiglia del ragazzo è stata recapitata una sua lettera dal carcere: “Sto bene, mi mancate, tornerò libero”, ha scritto.  Lo studente medico americano detenuto senza processo in una prigione egiziana per quasi 500 giorni e’ stato liberato ed e’ tornato negli Stati Uniti. Lo ha reso noto il dipartimento di Stato americano. Il rilascio di Mohamed Amashah, cittadino con doppia cittadinanza Usa ed egiziana, segue mesi di pressione del governo Trump. Amashah era stato arrestato nel marzo 2019 mentre esibiva al Cairo in piazza Tahrir, epicentro della primavera araba del 2011, un cartello con la scritta “libertà per tutti i prigionieri politici”. “Diamo il benvenuto al rilascio del cittadino Usa Mohamed Amashah e ringraziamo l’Egitto per la sua cooperazione nel suo rimpatrio. Prima di imbarcarsi per tornare a casa, a New Jersey City, Amashah, 24 anni, ha rinunciato alla cittadinanza egiziana come condizione per la sua liberazione. Al pari di migliaia di prigionieri politici in Egitto, lo studente e’ stato tenuto in detenuto preventiva con le accusa di aver “fatto un uso improprio dei social media” e di aver “aiutato un gruppo terroristico”, secondo Freedom Initiative group, che ha seguito il caso. In base alle ampie leggi anti terrorismo, i procuratori egiziani hanno usato spesso queste accuse vaghe per ottenere il rinnovo dei 15 giorni di detenzione pre-processuale per mesi o anni, spesso con scarse prove.   

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