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Ancora proteste a Khartoum, sei morti e decine di feriti

KHARTOUM. Non si fermano le manifestazioni popolari in Sudan, in particolare nella capitale Khartoum. E’ proseguito anche ieri di fronte al quartier generale dell’esercito, il sit-in per chiedere alla giunta militare, che agli inizi di aprile ha deposto e arrestato il presidente Omar al-Bashir, una transizione pacifica verso un governo civile. Nella giornata di ieri scontri durissimi fra manifestanti e militari con un bilancio salito a sei morti e decine di persone sono rimaste ferite negli scontri durante le proteste. Secondo fonti mediche un gruppo di uomini armati si è unito al sit-in davanti al quartiere generale dell’esercito ed ha poi cominciato a sparare sulla folla.

Dopo 30 anni di Omar al-Bashir al potere, con un’accusa da parte della Corte penale internazionale di crimini contro l’umanità compiuti in Darfur, tra i sudanesi rimane il desiderio di vedere i responsabili processati. “Sono morte moltissime persone in Darfur e tante altre ingiustizie commesse: tutto ciò chiede adesso giustizia”, racconta dalla capitale sudanese un religioso italiano che per motivi di sicurezza ha chiesto l’anonimato. E, aggiunge: “Tra i sudanesi rimane una certa preoccupazione, ma c’è anche un senso di gioia per quello che sono riusciti a raggiungere: il mese scorso hanno abbattuto un regime trentennale, hanno sfidato il regime di sicurezza, sono rimasti in piazza in migliaia e alla fine veramente sono riusciti a ottenere quello che chiedevano. Si rendono conto che è accaduto qualcosa di storico”.

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Piero Abrate

Giornalista professionista dal 1990, in passato ha lavorato per quasi 20 anni nelle redazioni di Stampa Sera e La Stampa, dirigendo successivamente un mensile nazionale di auto e il quotidiano locale Torino Sera. È stato docente di giornalismo all’Università popolare di Torino.

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