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ArcelorMittal, muro contro muro azienda- lavoratori, il governo annaspa nel vuoto

TARANTO. All’ArcelorMittal è ormai muro contro muro fra le parti dopo che l’azienda ha annunciato gli oltre tremila esuberi da “smaltire” entro il 2020. Fim, Fiom e Uilm ieri hanno elaborato durante il consiglio di fabbrica una piattaforma di richieste al governo, compreso il no ai licenziamenti, la ripresa di manutenzioni, impianti attualmente fermi, attività del piano ambientale, introduzione della Valutazione di impatto sanitario preventivo, la legge speciale per Taranto.

Domani un nuovo consiglio di fabbrica straordinario deciderà eventuali altre forme di mobilitazione. Secondo l’Usb, “non si può assolutamente discutere con chi chiede risorse pubbliche per spadroneggiare a Taranto”, bisogna “allontanare questa multinazionale. Il futuro di Taranto passa attraverso un accordo di programma”. Frattanto è iniziata (e durerà 8 giorni) anche l’ispezione straordinaria dei commissari dell’Ilva in As. Per il ministro dell’economia, il nuovo piano industriale di ArcelorMittal è “inadeguato. Per noi bisogna partire dal piano di marzo”, ha detto Gualtieri, a quanto si apprende da fonti presenti all’incontro.  “C’è un contratto”, ha rimarcato il ministro, e “Am si deve assumere le sue responsabilità. Siamo consapevoli che è necessario introdurre l’impatto del Covid dentro la traiettoria” previsionale, “ma parliamo di una cosa molto distante da quella presentata”. Per la ministra del lavoro Catalfo, il nuovo piano industriale “è insoddisfacente” e la riduzione occupazionale prospettata “è inaccettabile”. La ministra lo ha detto, secondo quanto si appende, al tavolo su ArcelorMittal. Il governo insegue le parti ma fin’ora ha avuto un ruolo inconsistente nella vicenda. Da parte sindacale c’è comunque l’intenzione di non cedere alle proposte dell’azienda, un programma molto duro di licenziamenti.

Norbert Ciuccariello

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