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Boccia: “Come “assistenti civici anche i pensionati”. Li vogliamo mandare a morire al fronte?

Il weekend appena trascorso può essere ufficialmente annoverato come il primo fine settimana nel quale c’è stato un vero e proprio allentamento delle misure di sicurezza che avevano contraddistinto il periodo di lockdown perdurato per oltre due mesi.

Un momento che in molti hanno definito come una sorta di “tana libera tutti“, un primo approccio alla normalità che come principale aspetto positivo ha permesso a bar, ristoranti e locali di ogni genere di poter riaprire i battenti e ha sancito un nuovo inizio delle attività economiche, da troppo tempo forzatamente bloccate e molte delle quali versano in gravi difficoltà finanziarie.

Ma l’evento più atteso degli ultimi tempi, ovvero il ritorno alla socialità, che fa rima con “ritorno alla normalità“, si è portato dietro uno strascico di polemiche legate ai numerosi assembramenti che hanno avuto luogo dentro e a ridosso dei locali pubblici delle principali città d’Italia, senza dimenticare, situazione ben più grave, il mancato rispetto delle misure di sicurezza, come l’uso corretto dei dispositivi di protezione personale (ossia l’ormai indispensabile mascherina) e il rispetto del distanziamento sociale.

Foto e video della movida selvaggia del fine settimana hanno imperversato sui principali telegiornali nazionali, su quotidiani e sul web, creando un dibattito nel quale, come nella più classica tradizione italiana del tifo calcistico, si sono schierati su due fronti opposti : quelli che hanno condannato apertamente le persone che si sono riversate in strada con atteggiamenti di menefreghismo nei confronti delle regole imposte da governo per preservare la salute pubblica, e coloro i quali invece hanno chiuso un occhio di fronte alla sempre più crescente voglia di ritornare a vivere come prima della diffusione del Coronavirus.

Per questo motivo il ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie Francesco Boccia illuminato dal Signore come San Paolo sulla via di Damasco propone la soluzione che potrebbe risolvere definitivamente il problema, o almeno secondo il diretto interessato: reclutare 60 mila “assistenti civici”, da mettere a disposizione dei Comuni, che dovrebbero assumere il compito di gestire gli ingressi negli spazi pubblici, far rispettare il distanziamento sociale e l’uso corretto delle mascherine.

Secondo l’idea di Boccia saranno arruolati su base volontaria, non percepiranno alcun compenso, ma avranno una copertura assicurativa da parte dell’Inail, e i primi a essere scelti saranno coloro che usufruiscono del reddito di cittadinanza, coloro i quali si trovano attualmente in cassa integrazione o usufruiscono di sussidi. E dulcis in fundo: “Il bando è aperto a tutti, anche ai pensionati“.

Ecco la prima pietra sulla via di Damasco nel quale è rovinosamente inciampato il ministro appartenente al Partito Democratico. Sono mesi che parliamo di preservare la salute dei nostri anziani, anzi definiamoli rispettosamente come persone più in là con gli anni, e uno dei massimi rappresentanti del governo italiano propone di mandare in trincea proprio i nostri amati nonni e nonne d’Italia? Sarebbe come mandarli a combattere in prima linea al fronte. Dopo tutte le precauzioni che abbiamo adottato per la nostra salute, e sopratutto quella dei nostri cari, questo sarebbe un gesto degno di un kamikaze.

Inoltre ci sarebbe da obiettare che l’assistente civico, per quanto il suo ruolo sulla carta sarebbe tanto utile quanto lodevole, a livello pratico e in un paese come l’Italia è quasi certo che non riscontrerebbe il consenso generale. Basti considerare come vengono considerati servizi di pubblica utilità come il “nonno vigile” o il “nonno civico“, che spesso e volentieri attirano le ire degli automobilisti, ma non tanto per il compito svolto, ma quanto per la poca propensione dell’italiano medio a rispettare questo tipo di servizio.

Provate a immaginare cosa si scatenerebbe il venerdì e il sabato sera, nella principali piazze italiane, se ci fosse una schiera di “ausiliari civici” a fare da sceriffi e cercare a parole di convincere le persone a rispettare le distanze o a spiegare che la mascherina va indossata sopra naso e bocca, invece che essere utilizzata come scalda collo oppure come berretto. In molti potrebbero accusarmi di sottovalutare gli italiani. Replico affermando che vanno messi in preventivo gli effetti dell’alcol, non a caso questo weekend in alcune città si sono verificate alcune risse, e l’effetto negativo che il gruppo (o addirittura il branco) può avere sul singolo individuo.

ASSISTENTI CIVICI

Non basta una casacca blu o un fratino con la scritta “assistente civico” a cambiare l’atteggiamento dei cittadini, forse ai piani alti non hanno ben chiaro questo concetto. In molti stanno ironizzando sui social su questo argomento: c’è chi li paragona ai protagonisti del film “Arancia Meccanica”, ad Aldo, Giovanni e Giacomo nella celeberrima scena del tram tratta dal film “Tre uomini e una gamba”, al vigile che subisce la famosa “supercazzola” in “Amici miei”, ad Albano contro i dinosauri (lui che aveva affermato che sconfiggeremo il Covid-19 così come in passato l’uomo ha sconfitto i dinosauri, peccato che si siano estinti prima della comparsa dell’uomo sul pianeta Terra), a Chuck Norris nei panni di “Walker Texas Ranger”, a Giorgio Faletti in Vito Catozzo, e la lista potrebbe essere infinita.

Il problema è che noi italiani abbiamo un grande senso dell’humor, ma quando si tratta di rispettare le regole troviamo sempre la maniera per poterle aggirare. Qui non servono i volontari, che sarebbero da ammirare per il solo fatto di voler contribuire al bene del Paese prestando gratuitamente il proprio tempo e la propria passione, ma le forze dell’ordine e i vigili urbani perché riconosciute da tutti come rappresentanti della legge. Non ci sono drink, non ci sono battute esilaranti e non ci sono scuse che possano mettere in secondo piano la professionalità e la loro competenza.

Forse un’attenta riflessione in questo senso andrebbe fatta.

Carlo Saccomando

IMMAGINI IRONICHE SU TWITTER IN MERITO ALL’ASSISTENTE CIVICO

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Carlo Saccomando

Classe 1981, giornalista pubblicista. Poco dopo gli studi ha intrapreso la carriera teatrale partecipando a spettacoli diretti da registi di caratura internazionale come Gian Carlo Menotti, fondatore del "Festival dei Due Mondi" di Spoleto, Lucio Dalla, Renzo Sicco e Michał Znaniecki. Da sempre appassionato di sport lo racconta con passione e un pizzico di ironia. Attualmente dirige il quotidiano "Il Valore Italiano".

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