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Brexit senza accordo sempre più vicina: bocciati tutti i “piani B”

LONDRA. Ieri la Camera dei Comuni ha bocciato tutte le opzioni alternative al piano della premier per la Brexit e compiuto un altro passo verso un divorzio senza accordo dall’unione europea. Per oggi la premier Theresa May ha convocato i suoi ministri a Downing Street per decidere il da farsi. Sarà una riunione-maratona, in cui la premier dovrà decidere se virare su una Brexit più morbida rispetto al suo piano, uscire senza alcun accordo o andare a nuove elezioni o a una secondo referendum.

Intanto, l’Unione Europea, in vista della scadenza del 12 aprile e in attesa che May faccia ulteriori passi (come chiedere un quarto voto alla camera dei Comuni sull’accordo), comincia a fare i conti in tasca a Londra. Bruxelles si appresterebbe a chiedere 10 miliardi di euro al Regno Unito solo per i nove mesi che restano del 2019, in caso di uscita senza accordo il 12 aprile. La richiesta sarebbe la condizione per continuare a finanziare i beneficiari britannici di fondi comunitari fino alla fine dell’anno. E’ quanto rivelano fonti europee, dopo una riunione dei rappresentanti dell’Ue a 27 sulla questione. Il contributo netto al bilancio comunitario del Regno Unito per il 2019 è pari a 17,49 miliardi di euro, di cui 7,2 miliardi sono già stati pagati. In caso di “no-deal”, l’Ue rischierebbe di ritrovarsi con un buco da 10,2 miliardi a causa nel 2019.

Dal canto suo la Bce ha fatto sapere che una uscita senza accordo del Regno Unito dalla Ue “potrà essere gestita, ma sarebbe un ulteriore elemento di fragilità che può incidere sulla frenata della crescita economica” dell’Europa. “Le conseguenze di un ‘no-deal’ non saranno irrilevanti ma potranno essere gestite – ha premesso il vice presidente Luis de Guindos -. Le istituzioni europee e anche i governi hanno preso delle misure per affrontare lo scenario peggiore. Siamo più preparati a uno scenario ‘no-deal’ di quanto lo fossimo sei mesi fa”. Tuttavia, ha aggiunto, l’uscita disordinata di Londra “non sarà comunque irrilevante perché i mercati non hanno esaminato la possibilità di uno scenario ‘no-deal’. L’impatto potrebbe essere sul sentiment dei mercati e un no-deal, non considerato nelle sue conseguenze dai mercati, potrebbe amplificare le tendenze verso il basso e avere impatti negativi sulla decelerazione dell’economia”.

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