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Cannes, Palma d’oro al film coreano Parasite di Joon-ho

CANNES. La giuria (presieduta dal messicano Alejandro Gonzalez Inarritu e con la nostra Alice Rohrwacher) non ha avuto dubbi ed ha decretato vincitore dell’edizione 2019 del Festival il film “Parasite” del coreano Bong Joon-ho. La Palma d’oro è una storia di ricchi contro poveri, di sottoscala e ville, tra umori grotteschi e umori splatter: “Non ho preparato discorsi, non me l’aspettavo, sono onorato, il cinema francese mi ha influenzato, Clouzot e Chabrol su tutti, Si è limitato a dire Bong Joon-ho.

Ad “Atlantique” di Mati Diop è andato il Grand Prix, mentre Antonio Banderas, per “Dolor y gloria” di Pedro Almodovar, e Emily Beecham, per “Little Joe” di Jessica Hausner, si sono aggiudicati i premi come migliori attore e attrice. Ai fratelli Jean Pierre e Luc Dardenne, per il film “Young Ahmed”, il premio per la miglior regia. L’Italia resta invece a bocca asciutta: nessun riconoscimento per “Il Traditore” di Marco Bellocchio con Pierfrancesco Favino, unico film italiano in concorso quest’anno a Cannes. E’ un vero peccato che l’Italia torni a casa a mani vuote : il film interpretato da Pierfrancesco Favino nei panni del boss pentito Tommaso Buscetta aveva ricevuto ben 13 minuti di applausi. La speranza di vincere qualche riconoscimento c’era, ma anche la consapevolezza della concorrenza. Resta la soddisfazione delle decine di Paesi che hanno comprato il film, tra cui la Sony per la distribuzione in America.

Antonio Banderas con Nicole Kimpel

Il Premio della giuria è stato diviso alla pari fra “Le Miserables” di Ladj Ly ambientato nelle banlieue parigine tra gitani, fratelli musulmani, papponi, prostitute nigeriane, ladri e i poliziotti, e il lungometraggio brasiliano “Bacarau” in cui Kleber Mendonca Filho e Juliano Dornelles mettono assieme il surreale e l’arcaico, il western e la fantascientifica. Il tutto distinguendo nettamente tra ciò che è il mondo dei ricchi e quello dei disperati.

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Piero Abrate

Giornalista professionista dal 1990, in passato ha lavorato per quasi 20 anni nelle redazioni di Stampa Sera e La Stampa, dirigendo successivamente un mensile nazionale di auto e il quotidiano locale Torino Sera. È stato docente di giornalismo all’Università popolare di Torino.

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