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Carabiniere ucciso, Elder: temevo d’essere strangolato

 ROMA. Il giovane Finnegan Lee Elder, il ragazzo americano reo confesso dell’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega ha fatto sapere attraverso i suoi avvocati Roberto Capra e Renato Borzone, di aver colpito il carabiniere perché temeva di essere strangolato. E aggiunge che non sapeva di trovarsi di fronte a un rappresentante delle forze dell’ordine. Anzi, ha creduto che uno “strano uomo” volesse strangolarlo, e di non sapere che Cerciello fosse un poliziotto in borghese. 

“Stiamo conducendo una serie di accertamenti per stabilire con esattezza la dinamica di quanto è accaduto quella notte sul luogo dell’omicidio e non è escluso che, aldilà delle persone direttamente coinvolte, possano esserci dei testimoni che possano aiutare a chiarire la vicenda – afferma Roberto Capra -. Ci auguriamo che la Procura riesca ad acquisire tutte le immagini della videosorveglianza in strada, affinché venga fatta piena luce sul caso”.

La famiglia del diciannovenne Finnegan Lee Elder

La famiglia del diciannovenne da San Francisco si auspica che la verità venga fuori e il figlio possa tornare presto a casa. “Abbiamo l’impressione che l’opinione pubblica abbia avuto un resoconto incompleto della verità degli eventi . ha aggiunto l’avvocato Craig Peters davanti alla casa degli Elder a San Francisco -. Continuiamo ad avere la famiglia della vittima nei nostri pensieri e preghiamo per loro in questo difficile momento”. Nei giorni scorsi il padre Ethan Elderè stato a Roma dove ha fatto visita al figlio in carcere.

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Piero Abrate

Giornalista professionista dal 1990, in passato ha lavorato per quasi 20 anni nelle redazioni di Stampa Sera e La Stampa, dirigendo successivamente un mensile nazionale di auto e il quotidiano locale Torino Sera. È stato docente di giornalismo all’Università popolare di Torino.

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