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Cartabia sui pestaggi in carcere: “Uso smisurato e insensato della forza”

Nell'informativa alla Camera la ministra della Giustizia ha evidenziato come dagli atti giudiziari emerga come le violenze nel carcere di Santa Maria Capua a Vetere non furono una reazione necessaria per sedare la violenza bensì una dimostrazione per appagare il personale di Polizia Penitenziaria.

La ministra della Giustizia Marta Cartabia appare decisamente risoluta nel suo intervento alla Camera sulle atroci violenze avvenute più di un anno fa nel carcere di Santa Maria Capua a Vetere, immortalate dalle telecamere dell’istituto penitenziario e venute a galla grazie alle inchieste pubblicate da alcuni noti quotidiani nazionali.

Per la Guardasigilli è importante individuare e accertare tutte le responsabilità penali di coloro i quali hanno commesso tali sevizie, ma nello stesso tempo è di fondamentale importanza capire quali siano state le cause profonde che hanno permesso, e nello stesso tempo non hanno impedito, che si verificassero fatti così gravi.

È nostro dovere riflettere sulla contingenza e sulle cause profonde che hanno portato un anno fa a un uso così smisurato e insensato della forza nel carcere” dichiara l’ex presidente della Coste Costituzionale, che coglie l’occasione per aggiungere una considerazione personale che mette in discussione l’attuale sistema carcerario: “A mio parere questi atti sono spia di qualcosa che non va e dobbiamo indagare e intervenire con azioni ampie e di lungo periodo perché non accada più“.

Fondamentale affrontare i problemi cronici delle carceri italiane: sovraffollamento, strutture fatiscenti e carenza di personale

Si fa riferimento anche alla visita avvenuta la scorsa settimana con il premier Mario Draghi all’interno del penitenziario campano durante la quale i due rappresentanti del Governo avevano manifestato la volontà di portare avanti un’indagine che non riguardi solo il singolo carcere, ma tutti gli istituti penitenziari del Paese, perché la pandemia ha esasperato problemi che esistevano già prima della diffusione del Covid. Annose questioni come il sovraffollamento, la fatiscenza delle strutture, la carenza di personale e molto altro.

In sostanza è necessario guardare in faccia la realtà e affrontare i problemi cronici delle carceri italiane per fare in modo che non ci ripetano episodi di violenza né nei confronti dei detenuti né contro gli agenti e i funzionari penitenziari. “Il carcere è lo specchio della nostra società ed è un pezzo di Repubblica che non possiamo rimuovere dal nostro sguardo e dalle nostre coscienze“, ha sottolineato Cartabia.

Gravi accuse nei confronti degli agenti coinvolti: si va reati gravi come il concorso in torura al depistaggio

Entrando nel merito dei fatti avvenuti nel marzo 2020 la ministra ha aggiunto che “le violenze e le umiliazioni inflitte ai detenuti sono una ferita gravissima alla dignità della persona, pietra angolare della nostra convivenza civile, come chiede la Costituzione, nata dalla storia di un popolo che ha conosciuto il disprezzo del valore della persona e si pone a scudo e difesa di tutti, specie di chi si trova in posizione di maggiore vulnerabilità. Anche l’uso della forza da parte di chi legittimamente lo detiene, sia sempre strumento di difesa, di difesa dei più deboli. Mai aggressione, mai violenza, mai sopruso. E mai sproporzionato“.

Le accuse nei confronti di agenti penitenziari e funzionari amministrativi sono di grave entità: concorso in tortura, maltrattamenti, lesioni personali, falso in atto pubblico, calunnia, favoreggiamento, frode processuale e depistaggio. Tutti pluriaggravati dalla minorata difesa, per l’aver agito per motivi abietti o futili, con crudeltà, con abusi di poteri, violazioni di doveri inerenti la funzione pubblica e con l’uso di armi.

carcere

Il Guardasigilli: “Non fu una reazione per sedare le rivolte ma violenza a freddo”

La Guardasigilli ha inoltre voluto rimarcare l’orrore provato quando ha visto per la prima volta le immagini dei pestaggi: è stata colpita soprattutto quando alcuni detenuti sono stati costretti a mettersi in ginocchio dagli agenti oppure quando un detenuto sulla sedia a rotelle è stato ripetutamente colpito con i manganelli. Anche dalle immagini, così come appurato dalle indagini, è chiaro come questo vile atto non fosse una reazione dovuta a una delle tante rivolte accadute in quei mesi bensì una violenza a freddo.

Sull’indagine in corso la ministra Cartabia ha spiegato che secondo quanto emerso dagli atti giudiziari: “la perquisizione straordinaria del 6 aprile sarebbe stata disposta al di fuori dei casi consentiti dalla legge, eseguita senza alcun provvedimento del Direttore del Carcere di Santa Maria Capua Vetere e senza rispettare le forme e la motivazione imposte dalla legge“. E secondo il giudice a capo delle indagini alla base della perquisizione straordinaria ci sarebbe stato un provvedimento dispositivo orale emanato a scopo dimostrativo, preventivo e satisfattivo, finalizzato a recuperare il controllo del carcere e appagare presunte aspettative del personale di Polizia Penitenziaria.

Carcere di Santa Maria Capua a Vetere: previsti nuovi interventi di ampliamento

L’intervento in Aula si conclude con una notizia positiva: nel penitenziario di Santa Maria Capua a Vetere è previsto un’ampliamento che permetterà di avere un maggior numero di posti, di camere e spazi trattamentali. Lo spazio individuato per l’intervento è un’area verde non attrezzata che al momento non è mai stata utilizzata.

Carlo Saccomando

Classe 1981, giornalista pubblicista. Poco dopo gli studi ha intrapreso la carriera teatrale partecipando a spettacoli diretti da registi di caratura internazionale come Gian Carlo Menotti, fondatore del "Festival dei Due Mondi" di Spoleto, Lucio Dalla, Renzo Sicco e Michał Znaniecki. Da sempre appassionato di sport lo racconta con passione e un pizzico di ironia. Attualmente dirige il quotidiano "Il Valore Italiano".

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