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Caso Grillo, spuntano nuove rivelazioni: l’analisi del Prof Cazzola

Continua a far discutere il caso Grillo, da quando il padre ha diffuso il video in difesa del figlio, pare che il caso sia divenuto ancor più popolare di prima, i media ormai non parlano d’altro. Per giunta stanno emergendo in queste ore molte testimonianze contro Ciro Grillo ed i suoi amici e su particolari relativi alla famosa serata in cui é stato accusato di tentato stupro.

Della rilevanza del video fatto dal padre, del caso in sé che tanto sta facendo parlare anche l’opinione pubblica, abbiamo deciso di confrontarci con il Prof Giuliano Cazzola, giusvalorista, che ne ha fatto un’analisi puntuale e pungente, specie relativamente, come si evince dalla chiusura a tono, all’atteggiamento del padre, ossia di Grillo senior. La sua disamina:

Caso Grillo: la disamina a 360° del Prof Cazzola

Da studente di giurisprudenza ho sostenuto  l’esame di medicina legale. Nel piano di studi era una materia complementare ma, a noi futuri legulei, interessava molto perché si entrava in contatto con la facoltà di medicina con i suoi riti e le sue pratiche.  L’esame di medicina legale aveva il compito di aiutare i futuri giudici, avvocati ed operatori del diritto ad avere un minimo di infarinatura in corpore vili  dei principali reati contro la persona.

Tra questi spiccavano i reati di violenza contro le donne che – secondo il Codice Rocco – erano classificati (sic!) reati contro il buon costume. Per quanto riguardava la violenza carnale il manuale ci indirizzava a cercare innanzi tutto – come la prova principale  del reato – l’esistenza di una deflorazione, mostrando le illustrazioni  di vari tipi di imeni lacerati, con l’avvertenza di prestare bene attenzione perché era possibile che lo fossero fin dalla nascita. Ovviamente non si escludevano altri tipi di violenza, ma in proposito circolavano le storie sugli artifici degli avvocati durante le arringhe difensive. La più nota era quella di un difensore che aveva chiesto al Presidente del Tribunale di poter usare la spada di un carabiniere di guardia. Ottenuta l’autorizzazione aveva consegnato la lama al giudice e si era tenuto il fodero, invitandolo ad infilarvi la lama stessa. Mentre il Presidente eseguiva l’operazione, l’avvocato giocherellava col fodero  impedendolo che la spada vi rientrasse. Questa era la prova che per poter evitare la violenza alla donna sarebbe bastato muovere il bacino.

In un atro caso l’avvocato in aula aveva affermato ad alta voce con riferimento alla tecnica dell’abuso: ‘’Ma che violenza è se la si può interrompere con un morsetto?”. Non vi è dubbio che questi fossero casi particolarmente volgari. Ma la giurisprudenza – magari meno recente – è ricca di sentenze in cui era stata la donna a doversi difendere di non essere un’adescatrice o di aver provocato il maschio con l’abbigliamento o quant’altro.

Sono note infatti le tesi difensive secondo le quali solo la donna avrebbe potuto togliersi i jeans; e pertanto era evidente che ‘’ci sarebbe stata di sua volontà’’. Del resto, la (sub)cultura  corrente  riteneva normale  che la donna facesse un resistenza, magari anche a lungo per dare prova di virtù, ma che fosse già decisa a cedere. ‘’Vis grata puellae’’, sostenevano gli antichi. C’era poi l’istituto del matrimonio riparatore, come se la donna dovesse sentirsi risarcita dal diventare moglie di cui l’aveva violentata (magari sequestrandola – ratto a fini di matrimonio – insieme a un branco di amici compiacenti che, a nozze consumate, si potevano vantare di aver compiuto una buona azione).

Era come se la donna – dopo aver subito una violenza – fosse costretta a recuperare l’onore perduto tramite il matrimonio. Questo clima di intimidazione venne ben descritto in un film ‘’Sedotta e abbandonata’’ diretto nel 1964 da Pietro Germi, un grande regista che aveva avuto la sventura di lavorare in un’epoca in cui il cinema italiano annoverava tra le sue file dei giganti come Federico Fellini e Luchino Visconti e tanti altri. A Germi va riconosciuto un encomiabile impegno civile per aver messo in evidenza, nei suoi film (tra cui ‘’Divorzio all’italiana’’ del 1961 e ‘’Signore & Signori’’ del 1966) le vergognose ipocrisie da paese sottosviluppato che l’Italia del miracolo economico si portava appresso. Basti pensare al delitto d’onore (che secondo Germi rappresentava il divorzio all’italiana).

L’articolo 587 del codice penale recitava così:
‘’Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell’atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d’ira determinato dall’offesa recata all’onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella’’.

Questa norma ( inserita nel Codice Rocco del 1930)  è stata abrogata solo nel 1981. Per fortuna oggi si sta affermando una diversa consapevolezza. Nessuno chiede più in tribunale ad una donna che denuncia una violenza perché non ha accettato il martirio come Maria Goretti (a parte il fatto che è frequente il caso che una violenza sessuale finisca con un femminicidio).

Ma è ancora difficile fare accettare alla cultura maschilista che una donna nel momento in cui si rende disponibile al petting non è tenuta ad ‘’arrivare fino in fondo’’ oppure che vi possono essere situazioni – come gli effetti dell’alcol e delle droghe – che non possono essere considerati alla stregua di una licenza ad abusare di colei che in quel momento non è compos sui. Beppe Grillo queste conclusioni avrebbe dovuto trarle da solo.

Caso grillo: difesa del figlio NON é comprensibile

Come conseguenza dell’italico familismo qualcuno ha detto – dopo aver visto il video delirante – che è comprensibile la difesa del figlio da parte di un padre. Non è così.

In queste circostanze una persona equilibrata avrebbe dovuto fare delle altre dichiarazioni: ‘’Mio figlio ha sicuramente commesso degli errori. Ma se questi errori configurano  profili di reato lo stabilirà un giudice. Io devo assicuragli quella difesa delle sue ragioni a cui ha diritto in un giusto processo’’.

La versione dell’avventura sarda fornita dal giovane Ciro e dai suoi amici non sembra molto convincente. La legge del contrappasso ha voluto che Grillo provasse quello che per anni ha predicato: una presunzione assoluta di colpevolezza per chi venisse sfiorato da un’indagine. Ma la vendetta è un modo primitivo di fare giustizia“.

Ringraziamo per questo articolo il Prof Cazzola, che mai ci nega un confronto soprattutto quando le tematiche sono di maggior peso.

Erica Venditti

Erica Venditti, classe 1981, dal 2015 giornalista pubblicista. Dall'aprile 2012 ho conseguito il titolo di Dottore di Ricerca in Ricerca Sociale Comparata presso l’Università degli studi di Torino. Sono cofondatrice del sito internet www.pensionipertutti.it sul quale mi occupo quotidianamente di previdenza.

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