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Coldiretti: benedetta pioggia che salva i raccolti dalla siccità

La pioggia salva i raccolti nelle campagne italiane e strappa una tregua alla siccità che ha stretto la Penisola in una morsa con il livello del Po sceso in basso come a Ferragosto per effetto delle precipitazioni praticamente dimezzate nel 2020. È quanto emerge da una monitoraggio della Coldiretti sullo stato di campi coltivati e frutteti con le riserve idriche insufficienti da nord a sud.

Con il fermo delle attività industriali per evitare i contagi da Covid-19, il Po non è mai stato così limpido con un livello idrometrico sceso a -2,53 metri al Ponte della Becca basso come a metà agosto, la pioggia sta dando una boccata d’ossigeno ai grandi laghi del nord con percentuali di riempimento in crescita che vanno dal 28,2% di quello di Como al 47,1% dell’Iseo fino al 51,9% del Maggiore.

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Coldiretti sottolinea come la situazione al momento rimanga ancora grave sopratutto nel Mezzogiorno, dove ci vorrà tempo e pioggia. Negli ultimi mesi si è registrato un rilevante deficit idrico: negli invasi di Puglia e Basilicata ci sono rispettivamente circa 122 e 102 milioni di metri cubi in meno rispetto allo scorso anno mentre in Sicilia mancano all’appello circa 62 milioni di metri cubi d’acqua. In affanno idrico è anche la Calabria

Le precipitazioni sono importanti per ripristinare le scorte in fiumi, laghi, invasi e nel terreno per i campi di mais e barbabietola affinché riescano a germogliare ma anche per far crescere frumento, pomodoro da industria, ortaggi ed erba medica che sono in stress idrico. In molte aziende – precisa la Coldiretti – rischia di mancare l’acqua necessaria per la crescita delle colture con un rischio per le forniture alimentare del Paese in un momento di riduzione degli scambi commerciali per effetto dell’emergenza coronavirus.

L’andamento anomalo delle precipitazioni conferma i cambiamenti climatici in atto che si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi e sfasamenti stagionali che sconvolgono i normali cicli colturali ed impattano sul calendario di raccolta e sulle disponibilità dei prodotti. Si stima che negli ultimi dieci anni i danni causati dalle conseguenze dei cambiamenti climatici abbiano impattato sull’attività agricola e su quelle strettamente collegate per una cifra superiore ai 14 miliardi di euro.

In un Paese comunque piovoso come l’Italia che per carenze infrastrutturali trattiene solo l’11% dell’acqua, occorre un cambio di passo nell’attività di prevenzione”, dichiara il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “bisogna evitare di dover costantemente rincorrere l’emergenza con interventi strutturali”. Il primo passo è “la realizzazione di opere di contrasto al rischio idrogeologico ma allo stesso tempo – prosegue Prandini – serve un piano infrastrutturale per la creazione di piccoli invasi che raccolgano tutta l’acqua piovana che va perduta e la distribuiscano quando è poca per poter rispondere ai bisogni irrigui, ambientali e dell’accumulo e produzione di energia idroelettrica”.

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