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Con l’Opus Dei a Roma centro: lettere inedite di san Josemaría

Nell’anno dell’apprensione generale per il Covid-19 è stato pubblicato il volume “Cartas” che raccoglie quattro documenti rimasti inediti, redatti dal fondatore dell’Opus Dei, san Josemaría Escrivá (1902-1975). Si tratta di lettere risalenti agli anni ‘30 del Novecento su cui il lavoro di revisione, approfondimento e limatura si è protratto per alcuni decenni fino alla fine degli anni ‘60. Destinatari delle lettere dell’innovatore padre spirituale sono i fratelli dell’Opera, ma gli inviti al caritatevole annuncio del messaggio cristiano all’interno della mondanità sono rivolti ad ogni potenziale apostolo del Gesù di Nazareth.

Il volume appena pubblicato rientra in un più ampio progetto di collezione delle opere di Josemaría, ed è il frutto delle attività storiografiche condotte presso l’Istituto Storico San Josemaría Escrivá. L’edizione è stata curata dall’amico Luis Cano, esponente dell’Opus Dei a Roma centro, segretario e membro ordinario dell’Istituto Storico e docente di Storia della Chiesa nel secondo millennio a Roma, presso l’Università della Santa Croce affidata alla Prelatura dell’Opus. Al brillante Rev. José Luis Illanes, professore emerito e teologo di chiarissima fama internazionale, è stata riservata una articolata Introduzione al volume per spiegare la storia degli scritti.

Parlando con Luis Cano delle quattro lettere recentemente pubblicate, gli ho chiesto quali fossero i punti salienti del ricco messaggio di Josemaría Escrivá che gli sono rimasti più impressi nel cuore, durante il lavoro di ricerca e studio metodologico-critico delle fonti.

san Josemaría
Nella foto da sinistra Luis Cano e Luigi Trisolino a Roma sulla terrazza della Pontificia Università della Santa Croce diretta dall’Opus Dei ( Foto © Luigi Trisolino)

Luis Cano ha esordito dicendomi che gli spunti che lo hanno colpito sono tanti. Alcuni highlights del messaggio di san Josemaría sono il “capire tutti per servire tutti” (Lettera 1, 10), giacché questa comprensione rappresenta un ideale per chi vuole seguire Cristo da vicino; così come l’invito a “riempire il mondo di luce” (Lettera 1, 22), e ad “affogare il male con l’abbondanza del bene” (Lettera 4, 6).

Dato il mio animo pragmatico, ho subito chiesto all’amico Luis di descrivermi alcuni messaggi del fondatore dell’Opera in cui fossero presenti inviti specifici, inseribili in un piano di messa in pratica nel mondo. La risposta è stata soddisfacente, perché ho appreso che in queste lettere rimaste inedite fino a pochissimo tempo fa ci sono inviti concreti a “non sentirsi mai nemici di nessuno” (Lettera 3, 67), e ad “amare la libertà di tutti” (Lettera 3, 55).

In questo incontro con le missive di Josemaría Escrivá, attraverso la testimonianza dell’amico nell’Opera, ho appreso che in esse sono presenti molti spunti per una riflessione autenticamente cristiana, spunti volti ad evidenziare che “Non abbiamo la missione di giudicare, ma il dovere di avere un rapporto fraterno con tutti gli uomini” (Lettera 4, 25). Il padre dell’Opus Dei esortò i fratelli della prelatura personale nel mondo e in generale ogni cristiano a maturare un atteggiamento di “comprensione, di perdono, di carità delicata con tutti” (Lettera 4, 1).

Pontificia Università della Santa Croce, Roma (Twitter)

Ringrazio il collega Cano per la cordiale empatia al dialogo, per la condivisione dei precisi passi che qui nell’articolo sono volutamente virgolettati, e che sono presenti nel volume sul quale ha meticolosamente lavorato. In quei passi è racchiuso un tesoro sul quale i più attenti possono investire per capitalizzare la propria esistenza con le azioni del tempo, maneggiando con delicatezza la propria libertà, nella comprensione e mai nel giudizio di condanna morale verso gli altri.

Da giovane uomo mondano quale sono, sono incuriosito dal messaggio della prima lettera del volume in questione, in cui il nostro santo d’Opera invita a proiettare la propria comprensione verso tutti, invitando a muoversi intellettualmente per andare incontro a tutti senza distinzioni o apriorismi di scarto. Mi incuriosisce anche il fatto che questo stile di vita fatto di comprensione – a cui san Josemaría esorta – risulta funzionalizzato al servizio di tutti, godendo nell’amore verso la libertà di tutti.

In un mondo in cui il pressappochismo e la retorica delle masse divorano le autocoscienze e le potenzialità delle introspezioni identitarie per ciascun individuo, un messaggio non omesso di speranza e di affratellamento può aprire orizzonti di amore verso la propria libertà, nonché verso la libertà di ciascun altro individuo nel mondo. In una società in cui la mercificazione del tempo non riesce ad aggiungere auspicabili plusvalori ai capitali umani e spirituali delle coscienze, il messaggio di Josemaría Escrivá può ancora essere salutato e accolto non come un mero monito novecentesco, bensì come una visione concreta in un incerto presente ancora tutto da coltivare, apertamente, verso tutti.

Luigi Trisolino

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