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Conor Marren: da Dublino a Torino, dal cinema al teatro

L’attore irlandese Conor Marren conosce bene l’Italia, soprattutto città quali Bra, Mantova, Sanremo, Vicenza, e, non ultima, Torino, dove è ritornato da pochi mesi. «A ventitré anni cercavo di capire il mondo, e forse volevo cambiarlo. Adesso, a quarantaquattro, preferisco agire», afferma, dopo aver trascorso 12 anni nel Bel Paese. La gioia della gente d’Irlanda è fotografata nei suoi occhi azzurri, che rivelano un carattere ottimista e appassionato, anche in cucina, dove ama preparare piatti indiani, messicani, e naturalmente italiani. Dove si prepara a interpretare un ruolo Conor? Di solito in camera da letto. Come? Compiendo viaggi emotivi per entrare nel personaggio. In questa intervista, però, c’è molto di più.

Locandina del film Legend of the Hellfire Club con l’attore Conor Marren

Cosa ti ha portato dall’Irlanda in Italia?

La risposta semplice potrebbe essere la laurea in italiano. Perché ho scelto di studiare l’italiano all’università? Volevo imparare una lingua nuova. Sapevo già il francese e il tedesco, e poi un’amica mi disse: “Perché non studi l’italiano?” Dentro di me si accese una scintilla di curiosità per il Bel Paese, che conoscevo solo per l’arte, il design, la moda, la cucina, il bel tempo, la passione per la vita e per l’amore, e la mia risposta fu: “Perché no!

l'attore conor marren

I mestieri di insegnante e attore ti appartengono da sempre?

Iniziai a insegnare la lingua inglese nel 1998 a Torino, fatto che mi ha portato all’Universita di Scienze Gastronomiche a Bra per qualche anno nel 2006, un’esperienza unica e piacevolissima. Riguardo al mestiere di attore, la storia è più contorta. Mio padre faceva l’attore da giovane, lavoro per cui vinse il titolo di migliore attore d’Irlanda negli Anni Settanta. Io sono cresciuto con quell’Oscar sul pianoforte, non sapendo nulla del suo significato. Pare che la nonna materna sia riuscita a far abbandonare a mio padre il suo sogno, per il mestiere d’insegnante, e io, adesso, sto facendo la stessa cosa, ma al contrario. In realtà, mio padre non smise mai di recitare nella sua testa, e infatti, quando l’avevo come maestro d’inglese a scuola, insegnava Shakespeare recitando. Tutti i ragazzi lo ascoltavano in silenzio: ora capisco perché vinse quel titolo come attore.

l'attore conor marren

E a te com’è andata la carriera di attore?

Naturalmente, quando cercai di fare l’attore, mio padre provò a farmi desistere, ma la prima volta che salii sul palco, anzi che scesi dal palco, m’innamorai del mestiere. Passai la serata intera in uno stato di estasi, una sensazione bellissima e indescrivibile. Fino ai 35 anni continuai a fare l’insegnante, e a recitare in spettacoli amatoriali, ma poi scelsi di vivere il mio sogno, decisione di cui non mi pentirò mai, nonostante le difficoltà. Molte persone cercarono di dissuadermi, e io ne ho compreso il motivo solo adesso: sono pochi coloro che vivono il proprio sogno, e vedere qualcuno, al contrario, realizzarlo, fa male. Quindi, dico a chi vive il proprio sogno di tenerlo ben presente nella propria testa, e a chi non lo vive d’iniziare a farlo.

l'attore conor marren

I lettori del Valore Italiano saranno sicuramente curiosi di sapere se ti hanno già visto in qualche film, e a teatro.

Sono nel cast della serie televisiva in onda su Netflix “Vikings”, un’esperienza bellissima girata nei boschi, nel ruolo di un guerriero. Inoltre, tra i più importanti, ho lavorato in ‘The Green Sea’ (Cannes FF) diretto da Lord R. Plunkett, “Hexing” con Dominique Swain, e il recente “Behind Closed Doors”. In teatro sono stato premiato come miglior attore nel Dublin Theatre Festival 2015 per “Blind Date”, “Macbeth”, e “Joyce’s Wake” in cui recitavo la parte di Samuel Beckett.

Clip tratta dal film Behind Closed Door con l’attore Conor Marren

Quali sono i ruoli che “indossi” meglio?

Quando avevo i capelli lunghi, mossi e biondi indossavo al meglio il ruolo dell’apparente buono, che, in realtà, era cattivo. Il mio divertimento più grande è perdermi in un personaggio, pensare come lui, e immedesimarmi completamente.

Che tipo di teatro fai?

Adoro il teatro fisico, ma per me la sfida più grande, oltre alla più bella, è riuscire nell’intento di far perdere il pubblico nella storia, portandolo a credere, per un paio d’ore, che sia vera. Si chiama teatro classico? Reale? Sinceramente non lo so, ma so che è questa la magia del teatro.

l'attore conor marren

Ti sei trasferito a Torino per rimanere, o hai altri progetti lavorativi all’estero?

Ho intenzione di rimanere a lungo a Torino. Ho lanciato da poco una scuola di teatro in inglese, Actenglish, che voglio far crescere, e i cui corsi sono iniziati a ottobre, mentre i prossimi prenderanno il via a gennaio 2020. E poi, Torino è una bellissima città. Non so se chi ci vive la possa apprezzare, vedendola tutti i giorni, ma io l’adoro sia per la sua ricchezza architettonica, storica e culinaria, sia per la mentalità del “vivi e lascia vivere”.

Cosa ti aspettavi dall’Italia che qui hai trovato, e cosa non?

Sono consapevole che l’immagine di un paese non combacerà mai con la realtà, per cui devo dire che non ho avuto grandi sorprese. Di certo, non avevo idea che ogni regione avesse una ricetta diversa in cucina! Mi ha anche sorpreso quanto siano simpatici gli italiani, e quanto possano diventare antipatici al volante!

l'attore conor marren

Il piccolo Conor, secondo te, cosa direbbe all’adulto di oggi, guardandolo?

Mizzica che vita che hai fatto, grande! Avanti così!Questo poiché sono molto felice di ciò che ho realizzato, e della mia scelta d’insegnare recitazione con cura e amore. Credo che ogni individuo sia bellissimo, e il mio scopo è quello di far emergere la persona per ciò che è, e non per come dovrebbe essere. Al di là delle tecniche di recitazione, che sono immutabili, io desidero veder fiorire, gioire, ed esprimere al massimo chi frequenta i miei corsi. L’impronta è unica, e solo ognuno di noi la può definire.

Simona Cocola

Simona Cocola

Giornalista pubblicista torinese, ha iniziato a collaborare per la carta stampata nei primi anni dell'università, continuando a scrivere, fino a oggi, per diverse testate locali. Ha inoltre lavorato in una redazione televisiva, in uffici stampa, ha ideato una rubrica radiofonica, ed è autrice di due romanzi.

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